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I migranti ridisegnano la geografia europea. Ue a un bivio: fine del progetto o rinascita

Protagonista di una crisi epocale. L'incubo delle prossime elezioni europee

I migranti ridisegnano la geografia europea. Ue a un bivio: fine del progetto o rinascita

La poltrona della Cancelliera Merkel, fino a ieri grande madre e insieme grande burattinaia d'Europa, che trema sotto il peso di una sfida interna senza precedenti per la storica alleanza Cdu-Csu in Germania. Le frontiere a rischio chiusura in Germania e Austria. Il Trattato di Schengen che vacilla. I porti vietati alle Ong in Italia. Il Cancelliere Kurz in Austria, al governo con l'ultradestra Fpö, che diventa presidente di turno dell'Unione europea e manda segnali divergenti: si propone come «mediatore» per «ridurre le tensioni» nell'Unione ma non smette di sottolineare che se Berlino dovesse chiudere le frontiere e avviare i respingimenti dei migranti al confine, anche Vienna farà lo stesso.

Intanto i sovranisti avanzano e preparano il grande assalto alle Europee del prossimo anno. Matteo Salvini, da Pontida, annuncia di essere già al lavoro per creare una «Lega delle Leghe», «che metta insieme tutti i movimenti liberi e sovrani». E anche se non lo dice apertamente, si candida a guidarla. Mentre dalla Germania, la destra xenofoba AfD propone al ministro dell'Interno italiano, al vicepremier austriaco Strache e al premier Kurz di lavorare insieme per creare una «fortezza Europa». Poi la Brexit, il dossier fino a ieri più scottante e «padre» della grande onda anti-europeista, che è quasi finito in secondo piano rispetto alla crisi migratoria, pur essendo sull'orlo del precipizio che potrebbe voler dire uscita della Gran Bretagna dall'Ue senza accordo: la Brexit più dura che si possa immaginare. Infine, last but not least, la guerra commerciale e politica che gli Stati Uniti a guida Donald Trump stanno facendo all'Europa, con il presidente Usa che ribadisce: il Vecchio continente è peggio della Cina, mentre The Donald sembra avvicinarsi a Vladimir Putin, che incontrerà il 16 luglio a Helsinki, con il rischio di un accordo che scavalchi la Nato.

L'Europa non ha mai subìto tanti scossoni come negli ultimi mesi. Il progetto di un grande continente unito e solido di fronte ai cambiamenti internazionali e all'avanzata dei giganti asiatici, vacilla sotto il peso dell'imponente questione immigrazione. Gli elettori hanno perso fiducia nelle istituzioni di Bruxelles e c'è chi paventa - è il finanziere e globalista ungherese George Soros - addirittura il rischio di una nuova pesantissima crisi finanziaria.

A nulla sembra essere servita l'affermazione di Emmanuel Macron in Francia, che aveva fatto presagire un rafforzamento del progetto europeo, pur nella sua sintesi limitata dell'asse franco-tedesco. E il vero scossone è arrivato proprio dall'Italia. Nonostante la sconfitta di Marine Le Pen alle presidenziali dell'anno scorso in Francia, i suoi fratelli-gemelli della Lega, fino a ieri apparentemente allievi dell'ex Front National (oggi Rassemblement National) hanno approfittato del passaggio offerto dal Movimento cinque stelle per farsi maestri e portavoce del principale malumore popolare che serpeggia in Europa.

I giorni passano e le soluzioni non sono semplici, specie di fronte a un continente africano in mano a ditattori-squalo che, tra corruzione e mancanza di un vero know-how democratico, continuano a saccheggiare i loro Paesi e non smettono con le guerre fratricide. L'unica nota positiva, ma ancora non troppo lunga per far tirare un sospiro di sollievo, è il freno agli attentati terroristici.

L'Europa è a un bivio: fine del suo progetto ambizioso oppure inizio di una nuova era.

E l'appuntamento delle Europee di giugno prossimo potrebbe decidere che strada intraprenderà il Continente.

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