Cronache

I nostri volontari allo sbaraglio. Le Ong non garantiscono sicurezza

In Africa 150 organizzazioni. Poche sono immuni dai rischi

I nostri volontari allo sbaraglio. Le Ong non garantiscono sicurezza

«In Kenia operano circa 150 tra Ong e Onlus italiane, ma all'ultima riunione della Coike, l'organo della Cooperazione Italia Kenia messo in piedi dall'Ambasciata Italiana, ci siamo ritrovati in una decina. E la riunione era dedicata proprio ai temi della sicurezza. Ma il tema sembra interessare a pochi nonostante lavoriamo in un continente in piena ebollizione dove una situazione apparentemente tranquilla può degenerare in tempi brevissimi». La fonte del Giornale è il responsabile di una Ong italiana impegnata nell'assistenza alle popolazioni intorno a Malindi. Vuole restare anonimo, ma è indignato per le condizioni in cui operava Silvia Romano, la volontaria milanese di 23 anni rapita in Kenya da un gruppo armato.

«Non conosco la Romano, ma non manderei mai uno dei miei in un villaggio come Chakama. È un villaggio isolato, distante decine di chilometri dal più vicino posto di polizia. Sarà anche tranquillo, ma in Kenya non puoi prescindere da alcune misure basilari di sicurezza. Dove metti un bianco deve esserci una guardia armata in grado di controllare i dintorni e comunicare con i locali per prevenire le situazioni di rischio. Quella ragazzina è stata mandata allo sbaraglio da una piccola organizzazione che non è si è neanche premurata di comunicare la sua presenza al consolato di Malindi e all'ambasciata. Abbandonare a Chakama un'italiana, cioè la cittadina di un paese abituato a pagare riscatti per il ritorno dei propri concittadini, è come mettere un bancomat in un villaggio sperduto. E chiaro qualcuno, prima o poi, ne approfitta. E infatti i rapitori per prima cosa hanno chiesto «dovè la mzungo?» (dov'è la bianca?). Insomma sono andati a colpo sicuro. La cosa più vergognosa - continua la fonte - è che alcune piccole Onlus traggono profitto dai volontari facendoli non solo lavorare gratis, ma chiedendo loro di pagarsi cibo e accoglienza. Insomma oltre a sfruttarli ne traggono guadagno. Così non si può andare avanti. Le Ong, e soprattutto le Onlus prive di profilo giuridico, devono darsi delle regole o restare a casa. Così mettono a rischio non solo i propri volontari, ma tutto il sistema. A Malindi il turismo stava faticosamente ripartendo, ma se torna a crollare la gente farà la fame e il lavoro delle Ong diventerà più difficile e pericolosa perché la miseria genera criminalità». La fonte del Giornale è anche assai perplessa sugli arresti messi a segno dalla polizia. «Ad oggi gli arrestati sono una ventina, ma il problema è che i rapitori di Silvia - a quanto mi dice un funzionario di polizia impegnato nelle ricerche - sono già lontani.

Sembra appartengono agli Orma, una tribù in parte islamica che vive sulla costa settentrionale a cavallo del fiume Thana. Sono seminomadi e di origine somala.

Se l'hanno portata nei loro villaggi ritrovarla è quasi impossibile.

Commenti