Economia

I nuovi squali-robot della Borsa battono il Natale

Neanche la festa ferma gli algoritmi che investono automaticamente e fanno fluttuare l'euro

I nuovi squali-robot della Borsa battono il Natale

Roma - «L'avidità è giusta, l'avidità funziona, l'avidità salverà la disfunzionale società che ha nome America». Come suona ingenuo oggi il predicozzo cinico del mitico Gordon Gekko di Wall Street. E tutta la sua frenesia, l'affannarsi a tramare, l'umanissima capacità di mentire per denaro. Gli speculatori di Borsa di oggi, quelli veri e non per fiction, non si stancano mai, non si fermano mai, non hanno scrupoli né incertezze, non conoscono feste comandate. Altro che Scrooge: nemmeno gli Spiriti del Natale passato, presente e futuro narrati da Dickens potrebbero influenzare le scelte degli algoritmi che, si dice, oggi guidano dal 35 al 70 per cento delle transazioni finanziarie dei principali mercati azionari. Mentre noi continuiamo a pensare agli operatori di Borsa con il cliché dei «padroni del mondo», descritti da film come quello di Oliver Stone o da romanzi (stupendi) come Il falò delle vanità, oggi a muovere gran parte dei capitali sono algoritmi i cui meccanismi sfuggono alla maggior parte degli operatori di Borsa, per non parlare dei poveri controllori dei mercati.

Sarà per questo che ha destato tanta sensazione la maxi speculazione di Natale che ha provocato un'improvvisa vertigine negli indici delle valute. Mentre il mondo brindava al Natale, o più spesso a un suo succedaneo politicamente corretto, il valore dell'euro è oscillato in pochi istanti del 3 per cento. Uno scostamento significativo, per lo meno in un giorno tradizionalmente caratterizzato da scarsissime contrattazioni. Secondo gli analisti consultati dal Financial Times, a muovere le leve dell'euro non sono stati magnati in carne, ossa e avidità, ma le macchine al servizio delle grandi istituzioni finanziarie che giocano sulla vulnerabilità della Borsa al fattore tempo. Applicano algoritmi che immettono acquisti e vendite per la durata di pochi millesimi di secondo. A volte sono transazioni proposte e neanche realizzate, ma basta questo a provocare istantanee (e redditizie) fibrillazioni dei titoli. Il tempo di lucrare pochi centesimi su ogni operazione. Pochi centesimi che moltiplicati per un numero enorme di transazioni diventano fortune. È l'Hft, high frequency trading, nome astruso che indica una gamma di astruse tecniche, alcune perfide come lo «spoofing»: la macchina propone massicci acquisti o vendite di un determinato titolo per far credere all'operatore umano che si stia creando una «tendenza».

L'aspetto comune alla maggior parte di queste tecniche è che nascono e muoiono in pochi istanti e in ogni caso alla fine di una giornata di contrattazioni svaniscono, rastrellando denaro vero da operazioni virtuali. Del resto, come dimostra il caso Bitcoin, la valuta virtuale per eccellenza che a qualcuno sta facendo accumulare ricchezze concretissime, con il progressivo smaterializzarsi della moneta, aumenta il solco tra il valore della finanziario e quello dell'economia reale. Di una moneta svalutata si dice che non vale la carta su cui è stampata. Ecco, il Bitcoin non viene nemmeno più stampato. Il suo valore reale è pari allo zero. I pessimisti dicono che prima o poi varrà zero per davvero.

Sai che rivincita per il vecchio Scrooge.

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