Cronache

I papà chiedono aiuto per salvare le figlie dal web

Sono disinibite e ingenue. Così i padri, per cancellare le loro foto spinte, si rivolgono a specialisti

I papà chiedono aiuto per salvare le figlie dal web

In cameretta hanno ancora la collezione di Barbie sugli scaffali. Ma accendono la webcam, chiudono a chiave la porta e cominciano i loro sexy show, spogliandosi e facendo le dive provocanti. Senza rendersi conto che quelle immagini se va bene fanno il giro di Whatsapp, se va male finiscono su Facebook e su Youtube. Le ragazzine, dal 14 anni in su, sono sempre più disinibite, si vergognano se arrivano vergini alla seconda liceo. Ma sembrano non aver colto i rischi dei loro comportamenti in era social network. Ed è un attimo che il loro video, inviato al fidanzatino di turno, circoli sui siti a pagamento.

Quando la situazione degenera, sono i genitori a intervenire. A facilitare le cose in Lombardia è il Corecom, che ha aperto lo sportello dedicato alla Web reputation. Nel giro di poche ore i tecnici, in collaborazione con la Polizia postale, sono in grado di ripulire il web da fotografie, video o commenti offensivi e compromettenti. Nel 2014 il 40% delle richieste di intervento è stata lanciata proprio da papà disperati che chiedevano allo staff di cancellare da Internet le immagini delle loro bambine in pose degne di You Porn. Con il 20% delle richieste, il dato è calato nel 2015. Ma l'allarme per video o immagini osé rappresenta un quarto del lavoro degli addetti alla web pulizia.

Eppure, un vago senso di responsabilità tra i giovani c'è: da una ricerca su un campione di 500 ragazzini tra gli 11 e i 18 anni emerge che la maggior parte si dimostra relativamente prudente in fatto di privacy, nonostante la forte pressione sociale a esporsi. Il 64% di loro dichiara di aver impostato il proprio profilo on line come privato, anziché pubblico. Allo stesso modo, mentre la maggior parte condivide informazioni come foto e video (72%), nome e cognome (62%), età (58%) e scuola (50%), in pochi forniscono informazioni più rischiose come il numero di cellulare (21%) o l'indirizzo di casa (6%). Sono quelli che non mettono alcun filtro a finire nei guai, per colpa di un po' di ingenuità e dell'effetto massacrante del cyberbullismo. O per fiducia mal riposta: tra gli ultimi casi affrontati dallo staff di Help web reputation c'è anche quello di una 15enne che, per gioco, ha inviato alcune sue immagini estremamente compromettenti a un amico. E si è ritrovata sul salvaschermo dei telefonini di tutti gli amici. O ancora, il Corecom ha affrontato il caso di una ragazzina che, per scherzare, ha simulato atti sessuali con il suo cane e non si è saputa difendere da sola dalla morsa infernale della rete. Andare a cancellare tutti i filmati, che a tam tam hanno fatto il giro di centinaia di siti, è stato un lavoro certosino. Ma quella ragazza è salva, su web non ci sono più tracce della sua sciocca goliardata.

«È importante che le istituzioni si occupino del cyberbullismo prima che accadano fatti di cronaca come quello di Tiziana, che si è impiccata distrutta dalla vergogna - sostiene Federica Zanella, presidente Corecom - Direi che vale la pena investire su una prevenzione seria del fenomeno e dare la sponda a chi a un certo punto si trova nella più totale disperazione, senza saper come venirne fuori».

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