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I paralleli col caso Watergate: quando Nixon fece cacciare il procuratore che lo accusava

Nel 1973 l'allora presidente destituì il suo "nemico". Ma l'anno dopo dovette comunque dimettersi

Richard Nixon (Wikipedia)
Richard Nixon (Wikipedia)

Licenziare un direttore dell'Fbi non è un'anomalia, è farlo mentre si sta occupando di indagini sul presidente che lo licenzia che solleva fondati dubbi. In queste ore successive alla diffusione della notizia della cacciata di James Comey da parte di Donald Trump, il nome che corre sulle labbra di tanti commentatori è inevitabilmente quello di Richard Nixon. Anche il presidente del Watergate, infatti, tentò di percorrere la via discutibile e pericolosa di destituire un'altissima figura investigativa per salvare se stesso. Ma come ci ricorda la Storia, non gli servì: nell'agosto del 1974 dovette dimettersi per evitare l'onta dell'impeachment.

Richard Nixon, presidente repubblicano eletto nel 1968, si ritrovò nei guai quattro anni dopo. Un'inchiesta avviata per quello che sembrava un semplice tentativo di effrazione in un hotel di Washington sfociò nel più celebre scandalo della storia americana del ventesimo secolo, quello del Watergate appunto: Nixon, sotto pressione politica per le contestazioni alla guerra in Vietnam, aveva incaricato - come emerse anche da un'implacabile inchiesta giornalistica - alcuni uomini del suo partito di effettuare registrazioni illegali nella sede del Comitato nazionale democratico. Lo scandalo si gonfiò progressivamente e la posizione del presidente si fece sempre più difficile. Il procuratore speciale Archibald Cox, che si occupava del caso, entrò in aperto conflitto con Nixon, che aveva cercato di ostacolarne l'azione e che nell'ottobre del '73 trovò il modo di farlo licenziare. Una mossa molto controversa e oltretutto inutile, perché le indagini proseguirono sotto la guida di un nuovo special prosecutor, Leon Jaworski. Nel giro di nove mesi Nixon si ritrovò inchiodato alle sue responsabilità di abuso di potere e dovette dimettersi.

La situazione in cui attualmente si trova Trump è certamente diversa, ma ha anche dei punti simili. La forza evocativa del caso Watergate di oltre quarant'anni fa è talmente grande da aver fatto appiccicare alle complesse e spesso fumose vicende dei rapporti di Trump con i vertici di Mosca l'etichetta di Russiagate. In realtà nulla è stato dimostrato di quelle presunte collusioni, ma la recente cacciata del generale Flynn dal posto di consigliere alla sicurezza nazionale e ora il siluro presidenziale contro Comey non possono non richiamare alla memoria le interferenze di Nixon, in un revival che vede i democratici in una posizione di particolare sensibilità.

A poco serve ricordare che anche il presidente democratico Bill Clinton licenziò un direttore dell'Fbi. Correva il 1993, e la testa che rotolò nella polvere era quella di William Sessions, accusato di malversazioni. Sessions, però, fu allontanato prima che esplodesse il famoso caso del Sexgate (ancora il potere evocativo del Watergate...), che oltretutto venne gestito da un procuratore indipendente. Trump, invece, ha destituito con Comey proprio l'uomo che sta indagando su di lui. Comey, riferiscono, era talmente stupito quando gli hanno comunicato il licenziamento che pensava che si trattasse di uno scherzo.

Ma il seguito di questa storia potrebbe rivelarsi tutt'altro che divertente anche per il presidente che l'ha voluta.

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