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I primi pilastri: famiglia, fisco e federalismo

"Meno Stato, più libertà" è il filo conduttore degli interventi. Torna il tema caro ai leghisti

I primi pilastri: famiglia, fisco e federalismo

Milano - Le energie per l'Italia scaricate dalla Megawatt parisiana e moderate dal vicedirettore del Giornale Giuseppe De Bellis, hanno un comun denominatore: basta Stato, più libertà. È il filo conduttore di tutti gli interventi, improntati a una rivoluzione liberale che l'Italia ora pretende. Con un elemento in più che riemerge con forza grazie a due relatori, Carlo Lottieri, filosofo iperliberale e Dario Stevanato, professore di diritto tributario: il federalismo.

Per anni jolly della Lega Nord, è finito nel cassetto? Parisi lo ritira fuori: «Si parla oggi di un presunto fallimento del federalismo. Invece non è così. Il problema è che il federalismo non c'è stato». Lottieri spiega perché quella è la forma di Stato ideale: «I cittadini devono vedere dove vanno a finire le loro tasse e giudicare il livello di servizi offerti». L'approccio è liberale e di mercato: «Il federalismo comporta concorrenza perché i cittadini, le imprese, vanno dove c'è un migliore rapporto tra tasse e servizi». Applausi a scena aperta.

Applauditissima anche Elisa Serafini, manager, analista, blogger, volto che incrociò la spada con Marco Travaglio con insolito piglio e forza. La forza delle idee liberali declinate in ogni aspetto della nostra vita. «Gli italiani, appena nati, sono già schiavi di questo Stato. Ognuno ha già sulla testa 40mila euro di debito». Musica per le orecchie della platea ma Serafini non si ferma qui: «Lo Stato ruba i nostri contributi pensionistici. E se non troviamo lavoro la colpa è dello Stato». Ma non perché la mano pubblica deve trovare un impiego ai suoi cittadini. Ma perché non crea le condizioni affinché il privato possa investire.

Liberalissimo anche l'intervento di Giancarlo Cesana, medico, psicologo, ex leader laico di Comunione e liberazione, massimo esperto di sussidiarietà. Il punto centrale è questo: «Il welfare state, utopia dello Stato del benessere, non regge più. Ecco perché aumenta il debito». Ed ecco la soluzione: cambiare radicalmente l'approccio perché «siamo vittime di un cliché: ciò che è pubblico è più morale del privato. Errore. Il pubblico tende a sprecare».

Poi sfila Giacomo Lev Mannheimer, testa pensante dell'Istituto Bruno Leoni, fucina di idee liberali a cui Parisi attinge a mani basse. «Lo Stato è nemico dei cittadini - sentenzia - E la politica complica la vita dei cittadini con norme che non si capiscono, astruse». E il programma ideale è tutto qui: «Tagliare la spesa pubblica e le tasse e lasciare che i cittadini facciano da sé». In pratica applicare l'articolo 118 della Costituzione che tutela il principio di sussidiarietà.

Poi si parla di terzo settore con Marco Morganti, ad di banca Prossima e di famiglia con Massimo Gandolfini, già animatore del Family day. Ecco, la famiglia, altro pilastro del programma parisiano: «La famiglia, un problema dimenticato», denuncia Gandolfini.

E poi la scuola con i numeri che dimostrano come Renzi abbia fallito anche su questo campo; e di religione con Maryan Ismail, ex candidata del Pd al Comune di Milano ma che ha deciso di sbattere la porta del partito di Renzi perché dialogante con la parte musulmana più ortodosso e minoritaria. FCr

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