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I prof "sessantottini" alle armi: "La destra di Salvini è violenta"

La lettera di una professoressa, Antonella Botti, contro la "deriva populista" di Salvini: "Intellettuali di tutto il mondo unitevi”

I prof "sessantottini" alle armi: "La destra di Salvini è violenta"

Sono tornati. E vogliono unirsi sotto l’appello che ha reso famoso il manifesto di Marx e Engels. “Intellettuali di tutto il mondo unitevi” contro i leghisti e il populismo, è la sintesi del messaggio di una lettera di Antonella Botti, professoressa che ha affidato all’Huffington Post tutta la sua preoccupazione.

La prof che dice di vivere “in trincea a contatto con una generazione vivace, intelligente, elettronica”, pensa al mondo giovanile quando sostiene che “oggi non è più tempo di tacere”. Il motivo? "Ogni esitazione potrebbe mettere a rischio le grandi conquiste culturali del secondo dopoguerra" come la “cooperazione internazionale, la democrazia, l'integrazione, la tolleranza”. Tutti valori minacciati, ovviamente, da quel cattivone di Salvini.

“Quello che maggiormente preoccupa – scrive la professoressa - non è il ristretto e circoscritto disegno politico di Salvini ma la constatazione dei consensi numerosi che colleziona”. Come se gli italiani avessero bisogno di una rieducazione visto che si sono consegnati "ad una destra becera e livida”. La prof stigmatizza quella “larga fetta anche di intellettuali” che non si è “resa ancora conto che si è prostituita alla peggiore delle destre, non a quella progressista e europeista, ma alla destra razzista e violenta di Salvini”. Violenta, capite?

Il bello è che per la Botti è la “destra” ad essere “incapace di cogliere i segni del tempo” e non la sinistra che non raccoglie più il consenso degli italiani. Chi è che decide quale è il “segno dei tempi”? Gli elettori o l’elités intellettuale? Mah.

Il progetto degli “intellettuali di tutto il mondo” dovrebbe dunque essere questo: "progettare un mondo di uomini in grado di vivere insieme pacificamente nella consapevolezza che ogni vero progresso raggiunge la sua pienezza col contributo di molti e con l'inclusione di tutti”. Accoglienza, insomma, contrapposta a quel mondo “anacronistico dei muri “. Perché "è solo nelle diversità che si può cogliere il vero senso della bellezza e l'essenza di un impegno costruttivo che non è mai discriminante ma sempre inclusivo, totalizzante e interdipendente”. Sarà.

Chissà se è vero, come dice Botti, che i giovani “meritano di essere salvati”. “La vera emergenza – dice la prof - è quella di costruire un argine contro ogni forma di populismo, contro la xenofobia, contro i nuovi razzismi in nome di una società civile che riparta dall’uomo, non prima dall'uomo Italiano, né come in passato prima dall'uomo della Padania, ma dall'uomo in quanto umanità”.

Buona fortuna allora a tutti quegli intellettuali che “uniti” vorranno costruire “una forza inarrestabile, la forza della cultura, la sola che possa costituire un argine autentico contro la deriva pericolosa del populismo e della miseri”.

Ci sarà da divertirsi.

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