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I ragazzini-eroi al 112: «Signori, correte qui questo non è un film»

Le telefonate ai militari degli alunni, ostaggi del dirottatore, che hanno evitato la strage

Si sono salvati dal delirio criminale del loro autista senegalese, ma non si salveranno dal delirio retorico di noi tutti. A Ramy - l'intraprendente 13enne egiziano che ha dato l'allarme, chiamando il 112 - vogliono già dare nell'ordine: 1) la cittadinanza italiana (a reclamarla è il papà del ragazzino); 2) l'Ambrogino d'oro (la proposta è di vari onorevoli); 3) una medaglia al valore civile (l'idea è dei carabinieri. Idem per il suo compagno marocchino Samir, anch'egli bravissimo a mantenere il sangue freddo necessario per fornire ai carabinieri indicazioni preziose.

Ora, a 48 ore dai fatti, sarebbe saggio lasciare in pace Ramy, Samir e gli altri «eroici bambini» che la brutta avventura di mercoledì mattina devono dimenticarla al più presto. Invece il timore è che le cose andranno diversamente: inevitabile in un Paese che non conosce mai il senso della misura, anche quando c'è da gioire per un scampato pericolo.

Una vicenda - bisogna riconoscerlo - in cui ognuno ha perfettamente svolto il proprio «ruolo». A cominciare da alunni e insegnanti che non si sono fatti cogliere dal panico, per finire coi carabinieri, perfetti meglio che in un telefilm del maresciallo Rocca.

A riascoltare ora, a due giorni dalla «strage sfiorata», le telefonate di Ramy e Samir lasciano stupefatti per la precisione e la prontezza di spirito; frasi concise, chiare, dette senza titubanze: «Siamo sullo scuolabus. L'autista ci ha presi in ostaggio, ci ha legati, ha sequestrato i cellulari, dice che nessuno di noi uscirà vivo...».

«Ma dove vi trovate?», chiede il carabiniere dall'altra parte del telefono? «Stiamo rientrando dalla palestra. L'autista continua a fermarsi. Dice che vuole andare a Linate. Versa della benzina nel corridoio. Io sono riuscito a nascondere il mio cellulare e vi ho chiamato. Ma vi prego, signori, fate presto. Questo non è un film».

«Questo non è un film...» dice proprio così il ragazzino chiedendo aiuto ai carabinieri, chiamati rispettosamente «signori». E i «signori» capiscono tutto al volo.

A tempo di record i militari vanno a colpo sicuro: individuano il mezzo condotto dal dirottatore e lo bloccano. Liberano gli ostaggi e arrestano il senegalese. Senza spare un colpo, con la sola forza del coraggio e della professionalità e, magari, anche con un briciolo di incosciente fortuna, che in casi del genere non guasta mai.

Pochi attimi prima che la situazione si risolvesse in maniera incruenta le telefonate di Samir e Ramy erano proseguite senza sosta, coinvolgendo anche i genitori: «Dice che vuol vendicare i bambini morti nel Mediterraneo. Da dietro i finestrini stiamo cercando di chiedere aiuto però nessuno capisce i nostri gesti. Siamo tranquilli, i carabinieri arriveranno subito». E i carabinieri sono arrivati: come nei film western «arrivano i nostri». Questa volta senza squilli di tromba.

Ma a sirene spiegate.

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