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I risparmiatori delle coop in piazza. "Non c'è solo Etruria, noi di serie B"

Casse svuotate e niente risarcimenti. "Tutele anche per noi"

I risparmiatori delle coop in piazza. "Non c'è solo Etruria, noi di serie B"

«Sono per la maggior parte anziani e pensionati, ed è difficile che si muovano. Ma verranno in tanti, da tutte le parti di Italia». Dall'epicentro della crisi soprattutto, l'Emilia Romagna, ma anche da tutte quelle regioni dove una coop fallita ha tradito la loro fiducia e si è inghiottita i loro risparmi. Eccolo, il popolo silenzioso dei prestatori sociali che oggi, guidato da Federconsumatori e dai comitati dei soci, manifesterà davanti a Montecitorio per alzare la voce al di sopra del dibattito sulle banche. E per ricordare al governo che li tratta come «risparmiatori di serie B» che sono stati raggirati al pari di obbligazionisti e azionisti vittime dei quattro istituti finiti in dissesto, tra cui banca Etruria. «La differenza è solo che nessun fondo gli ha restituito nulla», se non le stesse cooperative che con un atto di liberalità hanno assicurato un ristoro parziale, variabile dal 10 al 50 per cento, di quanto perso.

Drammi familiari. Nipoti che mantengono i nonni, in un'insolita inversione di ruoli nel copione della crisi economica. Gruzzoletti andati in fumo. Dietro i numeri dei tonfi finanziari come Coopca e Coop Operaie in Friuli Venezia Giulia, Coop Costruzioni, Unieco in Emilia Romagna o la Nuova urbanistica di Varese in Lombardia, ci sono tragedie sociali che hanno ferito intere comunità dove la tessera del supermercato era come la chiave di un caveau. «Queste persone hanno fatto dei mutui per pagarsi la badante perché non avevano più niente», ricorda il referente di Federconsumatori Giovanni Trisolini. Sono trascorsi quasi tre anni da quando i crac di colossi del consumo e non solo hanno bruciato centinaia di milioni di euro raccolti negli anni tra migliaia di soci tramite il prestito sociale. Sono deflagrate le inchieste e scoperchiate le falle di un sistema a cui oggi restano affidati 12 miliardi di euro di risparmi.

Eppure «nessuno ne parla. È ora di definire soluzioni eque per risarcire i risparmiatori coinvolti nelle situazioni ancora aperte. In Parlamento giacciono interrogazioni e mozioni ma non c'è una proposta di legge organica che impedisca che queste cose possano accadere di nuovo», accusa l'associazione. Resta il grande buco della vigilanza, lo spazio vuoto in cui hanno operato indisturbati dirigenti e amministratori ora accusati di bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali e, in un caso, quello di CoopCa, anche di truffa. Banca d'Italia dopo aver avviato una consultazione pubblica ha emanato nuove disposizioni e vincoli a decorrere da gennaio 2017, ma cui Alleanza delle cooperative ha chiesto più tempo per adeguarsi.

Comunque «pannicelli caldi», dice Trisolini, come il fatto che prelievo che dovrà essere richiesto con più di 24 ore di anticipo «per evitare che la coop sia un bancomat. Vogliamo una riforma organica». La delegazione che sarà ricevuta dalla Commissione Finanze di Montecitorio, chiederà l'istituzione per legge un «fondo nazionale come quello bancario, alimentato dalle coop, per ristorare i risparmiatori». Ma anche alle stesse che oggi rimborsano parzialmente i beffati, di assicurare a tutti la stessa percentuale: «Almeno il 40% di quanto perso». E poi ci sono i nuovi paletti fissati da Via nazionale: il rapporto prestito sociale e patrimonio della coop non dovrà superare il limite del triplo. Potrà arrivare anche a cinque volte in presenza di una garanzia del 30% sui prestiti o «se la cooperativa aderisce a uno schema di garanzia promosso dalle associazioni di rappresentanza». La facoltà di assicurare i soci era prevista anche prima. Facoltà, appunto.

Pertanto, mai applicata.

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