Cronache

I riti del signor Sammontana che hanno "scongelato" l'arte

Figlio del fondatore dello storico marchio, da anni ha conquistato la critica: "Mi considero un alchimista"

I riti del signor Sammontana che hanno "scongelato" l'arte

Se parlate con i più stretti collaboratori di Marco Bagnoli, saranno tutti disponibili a offrirvi informazioni preziose e utili consigli. Tra cui uno, a prima vista, stravagante: «Eviti, se può, di mettere in stretta relazione Marco col marchio Sammontana». Cosa piuttosto complessa, considerato che «Marco» è il figlio di Renzo Bagnoli, fondatore nel 1946 della Sammontana; e senza contare che Marco è attualmente vicepresidente dell'azienda di famiglia, simbolo della migliore tradizione gelataia italiana. Capirete quindi che seguire il consiglio dei suoi amici è un po' come pretendere di scrivere della famiglia Agnelli senza mai citare la parole «Fiat», o di raccontare la dinastia Campari omettendo il termine «bitter».

A salvarci dall'imbarazzo è però un avvenimento che nei prossimi giorni si svolgerà al Pirelli HangarBicocca di Milano: uno tra gli spazi espositivi per eventi d'arte più suggestivi d'Europa. Nella stessa struttura che ospita permanentemente «I Sette Palazzi Celesti» di Anselm Kiefer, il critico Germano Celant presenterà il volume (Skira) dal titolo Marco Bagnoli. Un libro curato da Celant ed edito da Skira vuol dire solo una cosa: Marco Bagnoli, 69 anni, fiorentino, è un nome che conta nel mondo dell'arte internazionale. E infatti la pubblicazione «analizza e documenta il suo percorso artistico dagli anni Settanta a oggi».

«Ne emerge - sottolinea Celant - la consapevolezza di essere e di muoversi nell'arte, come in una realtà altra. È la testimonianza di un attraversamento di tempi e spazi, con la capacità di collocarsi dove il linguaggio non può essere parlato e compreso, così che lo spirituale possa manifestarsi quale naturale completamento della materia». Mamma mia, qui la cosa si fa complessa. Ma basta buttare un occhio sulle installazioni artistiche di Bagnoli per comprendere con (relativa) facilità il segreto di Marco. Un artista alchimista (è laureato in chimica) che lo scorso anno ha inaugurato a Montelupo Fiorentino (Firenze) un atelier-gioiello che è una via di mezzo tra un santuario del tempo e una basilica dello spazio (si chiama infatti Atelier SpazioXTempo). In questa cattedrale visionaria Bagnoli sperimenta meditando e medita sperimentando tra materiali innovativi, radicati però nella tradizione. «Nelle mie opere - spiega l'artista - a contare è il dialogo che fa risuonare tra loro - mediante il ricorso a colori e oggetti, a luci e ombre -, il fisico e il mentale, l'emotivo e il logico». E qui il discorso - almeno per noi profani - torna a intorcinarsi. Per sciogliere i nodi andate sul sito di Bagnoli e ammiratene le creazioni. Forse non capirete tutto. Ma molto, sì. Diffidate da chi, per svelarvi i riti segreti di Marco, vi rimanda a «un'inedita rifondazione poetico scientifica del fare arte»; e non date retta a chi dice che Bagnoli «professa l'unità delle culture, al fine di sopprimere ogni confine, ridando all'indagine estetica una presenza simultanea delle polarità del sentire e del percepire».

A volte, più banalmente, per farsi inondare dalla meraviglia di un'opera d'arte basta allargare le braccia e aprirsi col cuore. Vedrete che ogni complessità diverrà gioiosamente semplice. Come gustare una coppetta di gelato.

Sammontana, preferibilmente.

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