Cronache

I segreti della grotta di Altamira Affiora l'impronta di un bimbo. E risale a oltre 20mila anni fa

I segreti della grotta di Altamira Affiora l'impronta di un bimbo. E risale a oltre 20mila anni fa

Una è molto piccola, diversa dalle altre. È quella di un bambino che può avere al massimo sette, otto anni. Un bambino vissuto oltre 20mila anni fa. La sua impronta è emersa insieme a quelle di due adulti in uno dei luoghi della preistoria più esplorato e studiato al mondo, la grotta di Altamira, in Spagna.

Definita «la cappella Sistina della Preistoria», la grande caverna è un labirinto di camere e cunicoli lungo 270 metri in cui è custodito uno dei più grandi tesori di memoria dell'umanità, portato alla luce nel 1879 grazie ai fortuito contributo di una bambina di nove anni: una serie di dipinti rupestri di cui il più noto è il Soffitto multicolore, una scena di bisonti, cavalli e un cervo, con eccezionali effetti di chiaroscuro. Oltre a questi animali e a disegni di capre, erano state ritrovate sei impronte umane: il segno di una presenza, firma di artisti, gioco o desiderio di rimanere per sempre nella roccia. La bambina si chiamava Maria, ed era figlia dell'archeologo dilettante Marcelino Sanz de Sautuola, cui nel 2016 Antonio Banderas diede il volto in un film sulla favolosa scoperta. Ma la storia di Altamira non sembra finita.

Le tre nuove impronte sono state trovate in luoghi differenti. Due nella zona di quelle già conosciute, proprio nella stanza dei dipinti principali, mentre una in una galleria a duecento metri di distanza dall'entrata. Proprio questa, isolata dalle altre, è la piccola mano, quella che sarebbe appartenuta a un bambino. Era già stata individuata negli anni '80, ma solo attraverso lo studio recente è stata identificata come mano infantile.

La scoperta è avvenuta durante un lavoro di catalogazione. All'interno del progetto europeo Handpas, che elenca e illustra in 3D le «mani del Paleolitico in Europa», è stato svolto di recente un sopralluogo nella grotta delle meraviglie rupestri, patrimonio Unesco e gloria della vicina Santander...

E questa visita ha fatto scoprire quello che era sotto gli occhi ma quasi invisibile, tracce sempre sfuggite per centoquaranta anni. Dopo l'inventario fotografico, completato in collaborazione con il museo nazionale di Altamira, il materiale è stato sottoposto a un editing digitale.

Secondo la vicedirettrice del museo, Carmen de Las Heras, il fatto che una delle tre impronte trovate appartenga presumibilmente a un bambino è «qualcosa di eccezionale». La piccola impronta è di colore scuro, quasi nera, e sarebbe stata creata in positivo, immergendo la mano nel pigmento per poi appoggiarla sulla parete. Una delle altre due, invece, è stata ottenuta in negativo, con la mano appoggiata sulla roccia e il pigmento soffiato dall'artista.

Le due «adulte» sono mani di un colore indefinibile per lo stato di conservazione non buono, vicino al viola e al rosso.

Gli studiosi sostengono che queste impronte sarebbero precedenti il soffitto dei bisonti, e risalirebbero quindi a oltre 20mila anni fa.

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