Cronache

I segreti della mafia nigeriana: "Bevi lacrime, sangue e alcol"

Due capi dell'associazione pentiti, una microspia svela cos'è la Eiye: 13 arresti, una cellula al Cara di Mineo

I segreti della mafia nigeriana: "Bevi lacrime, sangue e alcol"

B otte e schiaffi. Seguono lamenti e ancora rumore di schiaffi, mentre gli altri cantano una canzone dal sapore rituale tribale, con evocazioni spirituali che richiamano il «volo», «l'aria» e «gli uccelli». Servono lacrime e sangue per giurare fedeltà alla mafia nigeriana. Il battesimo del nuovo «Bird», l'adepto del clan «Eiye» di matrice cultista, con base operativa nel quartiere storico di Ballarò, nel cuore di Palermo, clan sgominato dalla Squadra mobile palermitana, coordinata dalla Dda, è un rito doloroso quanto disgustoso visto che l'adepto deve bere un intruglio senza fiatare, così come in rispettoso silenzio dovrà eseguire gli ordini, senza palesare rimostranze. È in ballo la sua vita. È diventato il nuovo schiavo dei membri più anziani del clan mafioso e, come tale, non ha diritti.

Due pentiti nigeriani, reduci da contrasti in ordine al comando del clan, vuotano il sacco e ogni singolo particolare raccapricciante raccontato agli inquirenti viene confermato dalla registrazione di una microspia piazzata ad hoc dalla Mobile che, con l'operazione «No Fly Zone», ha disarticolato il sodalizio mafioso ramificato su tutto il territorio nazionale, arrestando 13 nigeriani, tra i 21 e i 33 anni, per associazione mafiosa. «Avvicinano del peperoncino sulla testa e la faccia. Intanto, feriscono il corpo con un rasoio. Il peperoncino fa lacrimare l'occhio, loro raccolgono la lacrima che viene mescolata con il sangue delle ferite. Lacrime e sangue vengono mescolate con alcol, riso e tapioca, viene chiesto di giurare fedeltà e totale silenzio sulle pratiche dell'organizzazione». Dopo avere ingurgitato l'intruglio, con tanto di ordine urlato: «Ingoia, ingoia!» segue il giuramento: «Debitamente giuro di sostenere Eiye confraternita moralmente, spiritualmente, finanziariamente e in qualsiasi altro modo e se non lo faccio che il vulture (avvoltoio) spietato mi strappasse gli occhi».

Un altro spietato criminale è pronto a farsi valere per compiacere i capi e passare al livello successivo. Sono i due collaboratori di giustizia, a dirlo: «Poi, nel gruppo, sali di grado in base a quanti reati commetti». È grazie ai due che la squadra mobile di Palermo ha arrestato i 13 nigeriani, sette dei quali si trovavano ancora a Palermo, due nel Cara di Mineo, dove a gennaio sono stati decimati dalla mobile di Catania, coordinata dalla Dda etnea, i vertici e gli affiliati del clan cultista «Vikings» o «Supreme Vikings Confraternit». Altri due sono stati fermati a Castelvolturno, uno a Treviso, uno a Vicenza.

Fondamentale è stata pure la denuncia di una ragazza nigeriana vittima di tratta e di sfruttamento della prostituzione, che ha fornito elementi significativi in ordine all'appartenenza agli Eiye del suo sfruttatore. La casa utilizzata per costringere le ragazze a prostituirsi era a Ballarò. Dopo il blitz, gli investigatori hanno via via ricostruito l'organigramma dell'associazione a livello locale, fino all'individuazione dei vertici. Prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti erano le attività principali del clan per fare soldi e, per imporre la propria egemonia contro l'avanzare di altri gruppi cultisti nigeriani, non mancano episodi di inaudita violenza, come alcuni scontri armati avvenuti nel 2010 per le vie di Palermo tra gli Eiye e il gruppo cultista Blake Axe decimato negli anni scorsi dalla mobile palermitana, che ha scoperto come in gran parte i nigeriani affiliati alla mafia siano giunti in Sicilia via mare.

Esulta il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Altro colpo alla mafia nigeriana, con tredici fermi disposti dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo. Violenti, organizzati, senza scrupoli: i boss africani rappresentano un pericolo crescente che va subito estirpato.

Grazie a forze dell'ordine e inquirenti».

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