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I servizi Usa al Vaticano: «Siete il prossimo obiettivo»

La rivelazione della tv israeliana confermata dalla «Bild»: «Ci sono intercettazioni» In Toscana la culla dell'integralismo dove si è radicalizzata la terrorista italiana

I servizi Usa al Vaticano: «Siete il prossimo obiettivo»

Il Vaticano è il prossimo obiettivo dei terroristi dello Stato Islamico. I servizi segreti americani avrebbero informato le autorità ecclesiastiche, che la Santa Sede è il prossimo bersaglio nella lista di obiettivi del Califfato. Lo ha riferito ieri in apertura del telegiornale la tv di Stato israeliana Canale 1. Il Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, almeno in due occasioni ha annunciato che lo Stato islamico arriverà fino a San Pietro. Sempre ieri il tabloid tedesco Bild am Sonntag , ha rivelato che l'agenzia americana di spionaggio elettronico, Nsa avrebbe «delle intercettazioni delle cellule del terrore in cui viene fatto anche il nome di Roma».

Ed il Giornale ha scoperto l'ultima residenza nota di Fatima, al secolo Maria Giulia Sergio, la prima volontaria italiana della guerra santa partita per la Siria. Si tratta di una cittadina con poche migliaia di anime non lontana da Grosseto. E fra gli abitanti la comunità straniera più numerosa è quella albanese. Attraverso il marito e degli estremisti islamici albanesi «lady Jihad» sarebbe riuscita a raggiungere i fronti della guerra santa. Non a caso la Toscana è stata una delle regioni maggiormente «attenzionate» nel 2014 per il pericolo jihadista. Soprattutto in alcune aree, come la Maremma è forte una comunità della «spirale balcanica», diventata nel nord Italia serbatoio di volontari per i gruppi estremisti che combattono in Siria e Iraq.

Nel mirino dell'antiterrorismo sono finite una ventina di persone, che vivono in Toscana, in gran parte convertite all'Islam. Come Maria Giulia Sergio, la napoletana, che si era trasferita a Inzago, in provincia di Milano. La deriva radicale è iniziata con il secondo marito albanese ed il suo spostamento di residenza nella piccola cittadina del grossetano di cui il Giornale conosce il nome. Quattro mesi fa Maria Giulia si sarebbe diretta a Roma imbarcandosi su un volo per la Turchia da dove ha fatto perdere le tracce per entrare in Siria con i «mujaheddin».

Fin dall'agosto dello scorso anno, con l'avanzata del Califfato in Iraq, il questore di Firenze, Raffaele Micillo, dichiarava alla stampa locale: «Oltre alla sorveglianza diretta e al controllo del territorio abbiamo intensificato anche il lavoro di intelligence, per verificare la presenza di una rete di fiancheggiatori nella nostra regione. Sono tutte misure prese su input del ministero». Solo nel capoluogo toscano vivono diecimila musulmani. Negli ultimi dieci anni le operazioni anti terrorismo in Toscana non sono sfociate in condanne, ma l'effetto calamita del Califfato è il nuovo pericolo.

La moschea più vicina all'ultima residenza della lady Jihad italiana è a Grosseto. «Non l'ho mai conosciuta e mai sentito di un albanese sposato ad una convertita italiana in questa zona» spiega al telefono a il Giornale l'imam Zejnullah del centro islamico El Hilal. Albanese della Macedonia ha ospitato nel 2013 il suo omologo della Grande moschea di Pristina, Shefqet Krasniqi. Le autorità kosovare lo hanno arrestato il 17 settembre scorso con l'accusa di aizzare i volontari per la guerra santa in Siria. Adesso è agli arresti domiciliari. Il 4 settembre l'imam di Grosseto sulla pagina Facebook del centro islamico El Hilal pubblicava la foto di Krasniqi, mentre parlava nella città toscana, con una frase in albanese, che non lascia dubbi: «Noi saremo con te». Al Giornale spiega che «Krasniqi non ha mai invitato nessuno a Grosseto ad arruolarsi per andare a combattere in Siria». Il video, presente su You Tube, è «innocente», come il filmato di un altro imam, Bilal Bosnic in carcere a Sarajevo per propaganda a favore del Califfato e reclutamento. Nel 2012 il predicatore itinerante indagato da più procure in Italia ha tenuto il suo sermone al centro centro islamico «Rastelica» di Monteroni d'Arbia, nel senese. Anche in questo caso l'invito era arrivato dalla comunità musulmana che fa parte della «spirale» balcanica sotto la lente dell'antiterrorismo in tutto il paese. Solo due anni dopo Bosnia si palesava su Facebook con la bandiera nera dell'Isis.

Il centro islamico si trova ad una quarantina di chilometri della famosa moschea di Colle Val D'Elsa, inaugurata nel 2013, che ha sollevato aspri dibattiti fin dai tempi di Oriana Fallaci.

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