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I sondaggi segreti

Divieto aggirato con rivelazioni camuffate: San Norberto davanti a San Simpliciano

I sondaggi segreti

Che bello sarebbe vivere in una democrazia che non ha paura dei suoi cittadini, che li considera non servi fragili e incapaci ma persone adulte, responsabili e indipendenti. Purtroppo da noi non è così e a ogni tornata elettorale ne abbiamo conferma nello stupido divieto di divulgare i sondaggi nei quindici giorni precedenti al voto. Noi non dobbiamo sapere che «aria tira», è tutto segretato per ordine di uno Stato padrone e ottocentesco. Solo pochi eletti possono sapere, perché i sondaggi non è vietato farli fare ma solo divulgarli. Così i partiti sanno, le banche sanno, i ricchi (ordinare un sondaggio serio e affidabile è molto costoso) sanno e agiscono di conseguenza. Come i grandi fondi e centrali finanziarie che in base ai risultati comprano e vendono titoli spellando i piccoli risparmiatori che non sono in possesso delle stesse informazioni.

Pensate, in America tutti sanno tutto fino all'ultimo secondo, addirittura che aria tira ad urne aperte. Nell'era dell'informazione in tempo reale noi dovremmo avere un «buco» di quindici giorni su un tema decisivo. Uso il condizionale perché in realtà un metodo per aggirare l'ostacolo c'è, basta consultare alcuni siti di politica che sotto elezione pubblicano strani sondaggi sull'esito di corse di cavalli con nomi che evocano altre sfide, di ipotetici conclavi (in queste ore è in corso quello tra i cardinali No-rberto e Si-mplicio) o gran premi di Formula1. Sono sondaggi veri sul «sì» è il «no» al referendum mascherati per aggirare il divieto? Se dicessi: sì, è proprio così, commetterei un reato, quindi non lo dico. Diciamo che nel dubbio li sottoponiamo alla vostra attenzione, a voi decidere se crederci o no.

Se per caso «No-rberto» fosse altro che un partecipante al conclave allora qualcuno ci starebbe informando (forse, chissà), che a sette giorni dal voto i «no» alla riforma renziana starebbero incrementando il vantaggio sui «sì». Cosa per altro confermata da un altro indicatore che lo Stato padrone non ha il potere di oscurare: le quote delle scommesse su siti e piazze estere. I bookmakers, ritenendola la più probabile, pagano sempre meno la vittoria del «no» (ieri era data a 1,29 la posta, la settimana scorsa era 1,32) e sempre più chi rischia sul «sì» (3,5 contro il 3,2 di sette giorni fa). Io non so come andrà a finire, ma rivendichiamo il diritto di informarvi fino all'ultimo di come sta per andare a finire.

Con ogni mezzo disponibile.

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