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I tecnici del Senato: "Il ddl Cirinnà si può approvare in 3 o 4 giorni"

Dopo il ritiro da parte della Lega Nord dei suoi 5mila emendamenti ne restano in totale 1200. Dato che alcuni di questi saranno dichiarati inammissibili, altri estranei alla materia e altri ancora accorpabili, ne rimarrebbero solo 500 da votare.

I tecnici del Senato: "Il ddl Cirinnà si può approvare in 3 o 4 giorni"

I funzionari del Senato smentiscono la democrat Monica Cirinnà che ieri aveva sostenuto che per approvare il suo ddl sulle unioni civili ci sarebbero voluto 166 giorni lavorativi di 8 ore ciascuno. I tecnici, interpellati da ilfattoquotidiano.it, spiegano che il provvedimento potrebbe passare in 4 o 5 sedute equivalenti a 3 giorni di lavoro.

Dopo il ritiro da parte della Lega Nord dei suoi 5mila emendamenti ne restano in totale 1200. Dato che alcuni di questi saranno dichiarati inammissibili, altri estranei alla materia e altri ancora accorpabili, ne rimarrebbero circa 500 da votare.“Un numero che rientra nella normale dialettica parlamentare – spiegano a Palazzo Madama –. Quattro sedute, cinque al massimo se ci fosse un po’ di ostruzionismo, bastano per esaurire le votazioni”. Dato che il Senato prevede di lavorare mattina e pomeriggio (doppia seduta), tutto si concluderebbe nel giro di tre giorni di lavoro. “Anche perché, - spiegano i tecnici, smentendo di nuovo la Cirinnà - si possono contingentare i tempi. Per farlo basta una capigruppo e deciderlo: è già successo con le riforme costituzionali, si può fare anche sulle unioni civili”. In sintesi, se le votazioni cominciassero mercoledì e proseguissero il giovedì e il venerdì, il voto finale potrebbe aversi già entro la prossima settimana. O, al massimo, all’inizio della successiva se l’Aula non venisse convocata di venerdì.

Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia, attacca la senatrice dem e si chiede: “Ma la Cirinnà lo frequenta ogni tanto il Parlamento? Quando dico in due giorni, per esperienza, senza atteggiamenti ostruzionistici vuol dire che ogni gruppo non parlerà, ovviamente, per 10 minuti per ogni emendamento. Peraltro, l’esperienza di 22 anni di attività parlamentare mi dicono che si può fare”. “Se il Pd insistesse a proporre canguri o cangurelli spacchettati”, allora l’ostruzionismo delle opposizioni sarebbe inevitabile, spiega Romani. Anche il vice presidente del Senato, Roberto Calderoli, l’azzeccagarbugli della Lega in fatto di regolamenti parlamentari, rimprovera la collega del Pd: “La collega sbaglia: forse al Comune di Roma le cose funzionano come dice lei.

La verità è che il ddl non è stato contingentato non perché non si può fare ma perché non hanno trovato un accordo in casa loro: è il Pd il vero responsabile dell’allungamento dei tempi”.

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