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I tranelli del salvabanche: la bomba resta innescata

Renzi pensa di aver archiviato la crisi con la fiducia alla Boschi ma il caso non è chiuso. La ricostruzione in 11 punti: i decreti sospetti, l'aggiotaggio e il ruolo del padre del ministro

I tranelli del salvabanche: la bomba resta innescata

Povero Matteo Renzi, pensa che con la discussione in aula alla Camera della mozione di sfiducia nei confronti del ministro Boschi lo scandalo delle banche sia chiuso. Illuso. I problemi restano tutti: per i risparmiatori truffati, per il sistema bancario, per i cittadini che hanno perso la fiducia nelle istituzioni finanziarie. Il Paese rischia una corsa agli sportelli come quella che negli Stati Uniti nel 1929 e da ultimo in Grecia all'inizio di quest'anno hanno messo in ginocchio intere economie. Il compito di evitare che questo avvenisse era del governo tutto. Ma quello di Renzi si è mostrato inadeguato al ruolo di garante dell'interesse pubblico dell'Italia. Il conflitto di interessi dell'esecutivo sembra essere diventato un solco insormontabile per la credibilità del nostro Paese. Le diverse vicende che da gennaio hanno riguardato il sistema bancario e i fatti che hanno interessato Banca Etruria fanno sorgere più di un dubbio su quanto il governo sia ancora in grado di assolvere al dovere primario di disinteresse personale nell'adempimento di pubbliche funzioni, di imparzialità e di garanzia dei servizi per un ordinato svolgersi delle attività economiche e della vita sociale. Ricostruiamo le tappe.

1. Il decreto del 24 gennaio ha imposto alle banche popolari con attivo superiore a 8 miliardi di trasformarsi in spa. Una riforma strutturale adottata per decreto, in un contesto assolutamente privo dei requisiti di necessità e urgenza, tanto più che il provvedimento era stato prima collocato dentro il disegno di legge sulla concorrenza, mentre poi, improvvisamente, è diventato una priorità.

2. Ad annunciarlo lo stesso premier il 16 gennaio alle 18, durante la Direzione Pd. Date molto importanti perché la settimana tra il 16 e il 24 gennaio è stato un comprare titoli di banche popolari a tutto spiano. Nemmeno fosse oro. In un mercato relativamente piatto. Con utili da capogiro. E chi ci ha investito qualche milione, in pochi giorni ha beneficiato di una moltiplicazione degna del miracolo delle nozze di Cana.

3. Le azioni di Banca Etruria sono aumentate del 62,17% in quattro giorni, il comparto bancario segnava +8,68%. Al secondo posto il Credito Valtellinese: +30,93%. Quindi tutte le altre popolari che secondo il governo dovevano rientrare nell'ambito del decreto.

4. A far deflagrare la miccia è stata l'audizione dell'11 febbraio in commissione Finanze della Camera del presidente della Consob Giuseppe Vegas nell'ambito della quale è stato messo nero su bianco il sospetto di insider trading, anche grazie a una ricostruzione puntuale, attraverso notizie di stampa e tweet dei «movimenti» del governo e degli amici del governo dal 3 gennaio al 9 febbraio; dell'andamento in Borsa delle azioni delle banche nonché di Banca Etruria e degli accadimenti non del tutto trasparenti verificatisi tra l'11 agosto 2014 e il 9 febbraio.

5. Dalle analisi effettuate sull'andamento delle azioni la Consob ha osservato come nonostante la performance negativa delle banche popolari si sia individuata la presenza di alcuni intermediari che hanno eseguito delle operazioni potenzialmente anomale: acquisti prima del 16 gennaio, vendite nella settimana successiva. In presenza di una flessione dei corsi, questi intermediari hanno ottenuto elevati margini stimabili in circa 10 milioni.

6. È così che la gravità di quanto stava avvenendo è balzata agli occhi della Banca d'Italia, che ha commissariato Banca Etruria, della procura di Roma, che ha subito aperto un'indagine, e della Guardia di finanza, braccio operativo di entrambi questi ultimi. Al di là delle plusvalenze effettive o potenziali, quel che è grave è che, a quanto pare, potrebbero essere stati proprio alcuni membri del governo a comunicare in anticipo le imminenti decisioni dell'esecutivo circa la trasformazione in società per azioni di quelle banche di cui avevano fatto scorta di titoli.

7. A conferma di ciò si aggiungono le intercettazioni della Guardia di finanza, diffuse in questi giorni dalla stampa, che riportano come un noto imprenditore vicino al premier e noto finanziatore del Pd abbia letteralmente ordinato all'ad della principale società di intermediazione finanziaria del mercato italiano di procedere con un'operazione di circa 5 milioni sulle popolari. La telefonata arriva proprio venerdì 16 gennaio e nella conversazione si rileva la supposta certezza della bontà dell'acquisto grazie a fonti vicine (pare) a Bankitalia.

8. Così come non sembra un caso che sia stata Banca Etruria a registrare, tra tutte le popolari coinvolte, gli incrementi maggiori. Una banca talmente solida (siamo ironici) da giustificare, prima del rally di borsa, ben due preoccupate ispezioni della Banca d'Italia, seguite dal commissariamento. E da suffragare l'ipotesi di «ostacolo alla vigilanza» e il timore di «operazioni occulte» su cui sta indagando la procura di Roma, che si aggiungono ai sospetti di insider trading.

9.Tutto questo la dice lunga sulla trasparenza dell'istituto. Così come sull'insufficienza della relazione in Aula da liceale che ha tenuto il ministro Boschi venerdì. E le sanzioni da parte della Banca d'Italia prima e il commissariamento da parte del ministero dell'Economia e delle finanze, sempre su proposta di Bankitalia, poi nei confronti di suo padre non fanno altro che validare l'ipotesi del coinvolgimento del vicepresidente Boschi negli errori di gestione della banca, e non lo giustificano, come avrebbe voluto far intendere il ministro. Così come la frase ad effetto: «Sono stata la prima della famiglia a laurearmi» non depone bene. Ci si chiede: aveva, il padre della Boschi, le competenze necessarie per fare il vicepresidente della banca? O è stato nominato solo perché padre di un ministro del governo? E se erano tanto convinti di non avere conflitti di interessi, perché i parenti «fino al secondo grado» della Boschi non hanno dato il consenso alla pubblicazione della dichiarazione patrimoniale e della dichiarazione dei redditi?

10. Sono passati solo 11 mesi e la stessa Banca Etruria è di nuovo oggetto di un provvedimento d'urgenza del Consiglio dei ministri: con il decreto legge del 22 novembre 2015 vengono applicate in Italia le nuove regole europee per il salvataggio bancario appena recepite e Banca Etruria, insieme a Cariferrara, Carimarche e Carichieti, viene «rifondata»: da una parte la nuova banca, solida, e dall'altra la bad bank, cui vengono conferiti tutti i crediti in sofferenza. Per il governo problema risolto. Eh sì: banchieri salvati. Ma gli obbligazionisti? Truffati e mazziati.

11. Il governo, in meno di un anno, ha quindi varato tre provvedimenti normativi, vale a dire due decreti legge e un decreto legislativo non votato dal Parlamento, tutti aventi al centro istituti bancari di interesse di membri dell'esecutivo, incluso il premier, e loro parenti e amici. Secondo la legge frattibi il ministro Boschi e lo stesso Renzi avrebbero dovuto astenersi dal voto data «l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio» di «parenti entro il secondo grado». Se da un lato sarà compito degli organi giudiziari accertare eventuali responsabilità civili e penali che scaturiscono da una gestione viziata del potere per interessi personali, dall'altro i cittadini elettori non meritano di essere governati da un esecutivo la cui autorevolezza viene minata dalle vicende che interessano da vicino i suoi più importanti componenti.

Di questo il presidente del Consiglio deve rendere conto, al Parlamento e al Paese. Game over!

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