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I troppi assassini di Daphne: "Malta è uno Stato mafioso"

La polizia esulta in Rete, ma la volevano morta politici (di sinistra), criminali e giudici. Il figlio: «È guerra»

I troppi assassini di Daphne: "Malta è uno Stato mafioso"

«Siamo in uno Stato mafioso dove vieni fatto a pezzi per il solo fatto di esercitare i tuoi diritti fondamentali e le tue libertà» è la durissima denuncia di Mattew, uno dei figli della giornalista e blogger Daphne Caruana Galizia assassinata a Malta. Il j'accuse è puntato contro la nomenklatura laburista che governa l'isola. Personaggi come il premier Joseph Muscat ed il numero due del partito Chris Cardona, che si facevano fotografie con il leader Pd Matteo Renzi in pose da compagni di bisbocce. Un'amica e collega maltese della vittima conferma a il Giornale che «Daphne temeva di venir uccisa per le sue inchieste giornalistiche».

Il figlio Mattew è accorso lunedì pomeriggio sul luogo dell'esplosione che ha ucciso la madre al volante di un'utilitaria. «Non dimenticherò mai l'inferno che ho visto - ha scritto sul profilo Facebook - i pezzi di mia madre erano dappertutto. Questa è una guerra». Galizia ha scoperchiato gli scandali peggiori della politica locale mettendo in difficoltà soprattutto i laburisti al potere. Nell'atto di accusa il figlio parla di «cultura dell'impunità» proliferata nell'isola con il premier Joseph Muscat, che definisce un «pagliaccio» responsabile di aver «riempito il suo ufficio di corrotti, la polizia di corrotti e imbecilli, i tribunali di corrotti e incompetenti». La stoccata finale è accompagnata da nomi e cognomi: «Joseph Muscat (il premier), Keith Schembri (il capo di gabinetto di Muscat accusato di corruzione), Chris Cardona (il numero due del partito laburista), Konrad Mizzi (altro ministro coinvolto nei Panama papers) il procuratore generale e la lunga lista di commissari di polizia che non hanno agito: siete complici. Siete responsabili di questo».

Sul suo popolare blog, Running Commentary, Galizia aveva rivelato i loro scandali e miserie ed i collegamenti con l'Italia. Il 29 maggio la giornalista investigativa postava una foto ricordo molto amichevole del segretario Pd, Matteo Renzi, abbracciato al premier maltese Muscat da una parte e sua moglie Michelle dall'altra. Proprio la consorte è stata accusata dalla blogger, con prove documentali, di avere ricevuto un milione di dollari dalla figlia del dittatore azero su un conto a Panama. Gli interessi azeri, i contratti energetici con il governo Muscat si intrecciano, secondo la giornalista, con il gasdotto da Baku fino alla Puglia. Probabilmente la foto risale ai tempi di Renzi premier. All'estrema sinistra è immortalato un sorridente sottosegretario Sandro Gozi. All'estrema destra c'è Cardona, ministro dell'economia e numero due del partito laburista maltese. Proprio lui ha fatto congelare i beni di Galizia per una querela, dopo che la giornalista aveva rivelato l'ennesimo scandalo.

Anche la polizia locale non sembra del tutto integra. Ieri è stato sospeso il sergente Ramon Mifsud, che avrebbe dovuto indagare sull'omicidio. Subito dopo la bomba ha scritto su Facebook: «Alla fine tutti hanno quello che si meritano, sono contento :)». Il premier Muscat ha chiesto aiuto all'Fbi nelle indagini giurando di non fermarsi «fino a quando non sarà fatta giustizia». Caroline Muscat, amica della vittima ed ex portavoce della campagna elettorale del partito nazionalista all'opposizione ha rivelato le ultime parole di Daphne pochi giorni fa: «Sento che il mio tempo si sta esaurendo. Ci sono tante cose che avrei voluto fare e non ho fatto». L'amica e giornalista conferma che la blogger «riceveva tante minacce di morte e presentava regolare denuncia per lasciare qualcosa di registrato nero su bianco».

E non ha mai ottenuto la scorta.

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