Politica

I troppi sì spiazzano i verdiniani E D'Anna ironizza: "Si è aperto il suk"

Il gruppo con i suoi 18 senatori pensava di poter condizionare di più

I troppi sì spiazzano i verdiniani E D'Anna ironizza: "Si è aperto il suk"

Roma Ala non partecipa al voto di Palazzo Madama dove si doveva dare la fiducia al governo Gentiloni. Proprio come la Lega. Ma con ragioni diverse. Quella che fino alla settimana passata era stata chiamata la «stampella esterna» di Palazzo Chigi, da oggi assume piuttosto le sembianze del «convitato di pietra». Insomma Denis Verdini e compagni continuano a condizionare la vita dell'esecutivo.

Con modalità affatto differenti. Tra i 18 senatori che si ritrovano sotto l'ombrello di Ala (Alleanza liberalpopolare - Autonomie), e che ieri si sono astenuti per non votare né a favore ma nemmeno contro il nuovo esecutivo, ce ne sono alcuni che - sussurrano i maliziosi osservatori delle cose di Palazzo - coltivano ambizioni da sottosegretario o viceministro. Quindi non si può mai sapere. Insomma si mettono all'uscio per vedere come volgerà il tempo. In fondo è la strategia politica che Verdini predilige. La politica dei piccoli passi. A volte in avanti, altre indietro. Come successo ieri al Senato (replicando quanto avvenuto martedì a Montecitorio). Una mossa di dissenso, ma non di chiusura totale. Che lascia aperto un piccolo spiraglio per ricucire lo strappo dopo l'esclusione di Ala dalla lista dei ministri di Gentiloni. Una lista che avrebbe dovuto contenere almeno un nome tra i 34 parlamentari del gruppo. Tra gli stessi verdiniani c'è chi ridimensiona lo «sgarbo» del nuovo premier. Sarebbe, almeno è la tesi del senatore Vincenzo D'Anna, una mossa che porta la firma dello stesso Renzi.

Ala fuori dal governo, sostiene D'Anna che si fa in questo caso esegeta della strategia renziana, è utile a far venire allo scoperto la sinistra Dem. Secondo Renzi, sarà la sinistra Dem a staccare la spina al governo così da permettergli di tuonare contro i traditori nell'imminente congresso. La sicurezza di D'Anna cozzava però, nell'aula di Palazzo Madama, col nervosismo di Verdini, indaffarato a contare presenti e votanti. Il risultato finale (169 voti di fiducia) ha lasciato perplesso (per usare un eufemismo) il leader di Ala che sperava in una maggioranza più ristretta. Il «soccorso» è infatti arrivato da una manciata più cospicua di quella ipotizzata da Verdini. Alcuni per la prima volta. Come ad esempio Riccardo Villari e gli ex di Sel Luciano Uras e Dario Stefàno. Decisivi poi i senatori a vita Giorgio Napolitano, Mario Monti e Elena Cattaneo. Di fronte a questo quadro D'Anna ha commentato con malizia: «Credo che il suk si sia già aperto, perché sono arrivati al nuovo premier almeno sei voti del tutto imprevisti. E credo che lunedì, con la nomina dei sottosegretari e dei viceministri, Gentiloni dovrà pagare qualche dazio.

Sarà questa la cifra distintiva della sua legislatura?» Adesso insomma è da stabilire se anche sui viceministri e sottosegretari avrà avuto ragione la sicurezza di D'Anna o l'apprensione di Verdini.

Commenti