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I truffati sacrificati per l'ok alla manovra

Il via libera dell'Europa alla Stabilità barattato dal governo con un decreto più severo

I truffati sacrificati per l'ok alla manovra

Roma - Risparmiatori sacrificati per salvare la legge di Stabilità. Il sospetto che il governo abbia barattato con Bruxelles una legge «salva banche» in versione rigorista per ottenere un via libera pieno a tutte le flessibilità richieste alla Commissione europea esce rafforzato dalla lettera resa nota ieri dalla Reuters. L'Italia ha sicuramente giocato male le sue carte. Non ha approfittato dei margini di trattativa che a Bruxelles ci sono sempre. «L'importante è essere presenti, sapere con quale logica si muovono le istituzioni europee, scrivere dossier nel modo giusto. Quindi avere personale qualificato nelle stanze giuste della Commissione Europea. Tutte cose che l'Italia non ha fatto», spiegava al Giornale qualche giorno fa un insider dell'esecutivo europeo. Ci sono stati errori italiani nella gestione del salvataggio di Cari Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Cari Chieti. La lettera della Commissione è la conclusione della trattativa che ha preceduto il decreto salva banche. Da una parte il ministero dell'Economia dall'altra la direzione generale per la Concorrenza. Braccio di ferro condotto non nel migliore dei modi. Il governo lo sa e sta reagendo giocando d'attacco. Non è un caso che ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan abbia usato toni quasi leghisti parlando di Bruxelles: «Gli europeisti diventerebbero ipocriti se non si rendessero conto di ciò In questi mesi il costo delle scelte europee, per il nostro Paese, stanno superando i benefici».Se il governo ha scelto di non forzare sulle banche è anche perché l'Italia resta sorvegliata speciale. L'ultima legge di stabilità forza gli accordi sui conti pubblici, mettendo a bilancio misure finanziate in deficit.

Il verdetto finale dell'Ue sulla legge arriverà in primavera e il governo ha dato la priorità a questo appuntamento, rinunciando a una trattativa serrata per salvare perlomeno gli obbligazionisti delle quattro banche. Il problema è che la vicenda non finisce qui. La lettera, interlocutoria, lascia aperte la possibilità di usare il fondo interbancario di garanzia, a patto che non si usino soldi pubblici. Ma adesso la discussione è andata molto oltre.Dentro la Commissione europea, come ha scritto ieri il Giornale, si comincia a pensare anche alle altre banche, oltre alle cinque del Centro Italia in dissesto. Le sofferenze sono enormi, le piccole banche d'ora in poi avranno difficoltà a piazzare obbligazioni e quindi avranno ancora più problemi di patrimonializzazione. Se il sistema del credito italiano dovesse affrontare anche altre crisi, le risorse del fondo potrebbero non bastare. Escluso che si possano usare direttamente dei soldi pubblici italiani. Resta appunto il piano di salvataggio come quello attuato dalla Spagna nel 2012. Un salvataggio classico, ma con un prezzo.Si tratta di attivare un piano di aiuti a tutti gli effetti. Fare delle riforme, sotto la vigilanza stretta delle istituzioni europee (Commissione e Bce) e anche del Fmi. Salvare le banche, ma alle condizioni della troika. Alla Spagna non è andata male. Anzi. Il piano di salvataggio del 2012 durò meno del previsto e servirono solo 41 miliardi dei 100 messi a disposizione dall'European Stability Mechanism. L'influenza della Commissione nelle scelte di Madrid fu ridotta al minimo. Per il Paese e per i risparmiatori italiani potrebbe essere una soluzione equa. Ma l'Italia potrebbe essere chiamata a rinunciare a qualcosa. Ad esempio alle mance della legge di Stabilità.

Un prezzo sopportabile per il Paese, un po' meno per il governo.

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