Cronache

I vescovi chiedono la svolta: "Denunce penali per i pedofili"

Appello al Papa: rendere obbligatoria la segnalazione all'autorità giudiziaria. «Serve un impegno episcopale»

I vescovi chiedono la svolta: "Denunce penali per i pedofili"

L'obbligo dei vescovi di denunciare i preti pedofili e la revisione del concetto di «segreto pontificio». Sono stati questi i temi al centro della seconda giornata del summit indetto dal Papa in Vaticano sulla tutela dei minori. Una giornata densa di riflessioni, testimonianze, preghiere e condivisioni. Francesco ha ascoltato con attenzione, la testa china, tutti gli interventi. A farsi promotore della necessità dei vescovi di collaborare con le autorità giudiziarie locali è monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta, ex pm vaticano sugli abusi, secondo cui l'obbligo di denuncia «nasce dalla legge civile». «E se non denunciamo, commettiamo un delitto civile e sono anche io responsabile di questa scelta». La questione è rimessa a ciascuno Stato. In Italia, ad esempio, non esiste l'obbligo per i vescovi di denunciare anche in sede penale. Ma il summit sta portando nella direzione della collaborazione con le autorità giudiziarie locali.

Da parte sua, il cardinale Sean O'Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Commissione per la tutela dei minori, ha riferito che «negli Stati Uniti c'è l'impegno a denunciare sempre. Credo che la terribile crisi che abbiamo vissuto negli Usa ha aggiunto il porporato sia proprio perché gli abusi non venivano denunciati. Denunciare, per me, è una parte importante per affrontare il problema e un impegno delle conferenze episcopali in questo senso è molto importante». Su questo tema è intervenuto anche monsignor Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea. «Vogliamo la Chiesa come Gesù la vuole. Se c'è del male nella Chiesa, la gente ha l'obbligo di informare l'autorità competente. Vogliamo finirla col nascondere le cose».

Sul delicato aspetto del segreto pontificio e della sua eliminazione è intervenuto invece il cardinale O'Malley, menzionando la possibilità di «rivedere tutto il concetto». «La trasparenza è importante non solo per le Chiese locali ha affermato ma anche per la Santa Sede». Sulla stessa linea è Linda Ghisoni, sottosegretaria del dicastero vaticano Laici, Vita e Famiglia. «Occorrerà rivedere l'attuale normativa sul segreto pontificio, in modo che esso tuteli i valori che intende proteggere, ossia la dignità delle persone coinvolte, la buona fama di ciascuno, il bene della Chiesa, ma nello stesso tempo consenta lo sviluppo di un clima di maggiore trasparenza e fiducia», ha detto intervenendo alla plenaria del vertice. Poco distante dal summit in Vaticano, nella piazza delle Vaschette, il cardinale Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, ha incontrato un gruppo di una quindicina di vittime di preti pedofili. «È un segno che la Chiesa vuole ascoltare le vittime e considera che questi gruppi e le Associazioni di vittime e sopravvissuti stanno fornendo un servizio alla Chiesa».

Tuttavia, le vittime non si dicono soddisfatte di come sta procedendo il summit. «Siamo delusi dice Peter Saunders, vittima di abusi da parte di un sacerdote cattolico, tra i fondatori dell'Associazione Ending Clergy Abuse - perché il Papa ha spiegato chiaramente che questo incontro non è un tentativo serio di affrontare gli incredibili scandali criminali che colpiscono la Chiesa e il Vaticano. Si parla di creare consapevolezza, di training. Ma lo stupro di bambini, lo stupro e la violenza di qualunque adulto vulnerabile è un atto criminale e orribile». Mentre Juan Carlos Cruz, una delle vittime di preti pedofili in Cile chiede misure concrete. «Non può esserci segreto, deve esserci trasparenza dove c'è un reato.

Bisogna rispettare la vittima e proteggerla ma limitarsi a trasferire il colpevole o mandarlo in un altro paese è un reato, come i vescovi che lo proteggono».

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