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Immigrati, accordo bluff: «Ripartizione volontaria» Ma Renzi esulta lo stesso

RomaL'accordo sulla ripartizione dei migranti in Ue c'è ma è soltanto virtuale. Il sì concesso da molti Paesi è infatti condizionato da due aspetti rilevanti. Il patto non è obbligatorio, ovvero vincolante per i Paesi, e oltretutto è stato approvato per consenso, dunque ciascun stato potrà anche ripensarci al momento di definire le quote.

Il risultato del Consiglio europeo dunque non sorprende proprio perché delude. Lo stesso Matteo Renzi ammette che di questo accordo «ha più bisogno l'Europa che l'Italia». L'intesa raggiunta la scorsa notte dopo un assemblea piuttosto infuocata prevede che la Ue si faccia carico di 40.000 richiedenti asilo tra quelli sbarcati in Italia (24.000) ed in Grecia (16.000). A questi se ne potranno aggiungere altri 20.000 sulla base di accordi da prendere nei prossimi incontri previsti già agli inizi di luglio. Dunque nessuna indicazione specifica sulla ripartizione (ovvero quanti profughi e in quali paesi) a parte l'esenzione per l'Ungheria che avrebbe già raggiunto il tetto massimo a causa dell'enorme afflusso di serbi.

Renzi parla di un «primo passo» mentre il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker lo definisce un compromesso «modesto». Il punto cruciale è che i paesi dell'Est, Repubblica Ceca e Slovacchia in testa, si sono presentati all'incontro decisi a boicottare il principio delle quote obbligatorie da ridistribuire con l'appoggio al «no» (più o meno dichiarato) di Spagna e Gran Bretagna. Già nelle settimane passate erano emerse le posizioni rigide di molti paesi ma in sede di Consiglio lo scontro si sarebbe consumato ai massimi livelli tra lo stesso Juncker e il presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, che ancor prima dell'inizio dell'incontro aveva twittato «l'accordo non c'è». Junker non avrebbe gradito la decisa presa di posizione di Tusk a favore del blocco dell'Est. Il premier Renzi ha provato a puntare i piedi di fronte al persistere del criterio di “volontarietà” per la ridistribuzione dei profughi. «Se questa è l'Europa che volete tenetevela pure - avrebbe detto il premier - L'Italia può fare da sola, l'Europa no. O c'è solidarietà o non fateci perdere tempo». Alla fine dell'incontro a Renzi non è rimasto che accontentarsi del fatto che nel documento non è specificato il termine volontario ma neppure quello obbligatorio. «L'accordo poteva essere più ambizioso - ha poi ammesso il premier - Tuttavia è un primo passo per dire che c'è una politica europea e superare gli accordi di Dublino».

Durissimo il commento del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Ancora una volta l'Italia è stata presa a schiaffi l'accordo Ue è insufficiente - denuncia Gasparri - Vanno fermati gli sbarchi con un blocco navale immediato ed il coinvolgimento dell'Onu». Critica anche la leader di Fdi, Giorgia Meloni che chiede la «reintroduzione del reato di immigrazione clandestina».

Di fronte alle critiche Renzi non manca di mandare una stoccata al governo che lo ha preceduto ed al suo premier, Enrico Letta. «Strano sentirmi dire da quelli che hanno firmato l'accordo di Dublino che il risultato raggiunto è poco - attacca Renzi - Sarebbe stato meglio non l'avessero firmato». Peccato che Renzi continui a tenere sulla poltrona di ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che era già responsabile del Viminale nel governo Letta quando nel giugno del 2013 l'Italia sottoscrisse gli accordi Dublino 2.

Accordi che prevedono che il paese di «primo approdo» si faccia carico del migrante.

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