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Imprenditore scomparso, si indaga per omicidio

Gli investigatori scavano negli affari di famiglia. C'erano problemi col fratello

L'aria si è fatta pesante nella fonderia di Marcheno. E non più per il metallo che fonde surriscaldandola. È il fuoco del sospetto, il presagio del dramma, la febbre della paura ad incendiare l'atmosfera.

Dentro i cancelli della Bozzoli di Marcheno, da ieri sono tornate le tute bianche del Ris di Parma. La fabbrica è sotto sequestro, sugli ingressi dei capannoni e degli uffici scorre, come un pugno nell'occhio, il nastro adesivo dei sigilli. Brutto segno, forse il primo vero imprimatur all'indagine, quasi l'implicita ammissione che da adesso di Mario Bazzoli, il proprietario dell'azienda, si cerchi il cadavere. O meglio, ciò che ne resta, ammesso che qualcosa possa ancora restare di un uomo sciolto nella «lava». Da ormai sette giorni è sparito, di lui o di qualche eventuale rapitore nessuna traccia, né telefonate, né avvistamenti. Niente di niente. L'ipotesi più atroce comincia così a materializzarsi come un'incubo in cui si indaga scartando tra fantasmi e realtà.

Dopo aver passato al setaccio il fiume Mella e i boschi della val Trompia sopra la provinciale, dopo aver controllato ore di video delle telecamere di videosorveglianza, dentro e fuori lo stabilimento, gli investigatori hanno deciso di puntare sui forni. Due gigantesche «bocche» capaci di liquefare bronzo e ottone a 900 gradi per poi sfornare lingotti da venti chili l'uno. Ecco il lavoro della Bozzoli, un piccolo impero da 45 milioni di fatturato l'anno. Mario, 50 anni, ne è proprietario al 50 per cento, l'altra metà appartiene al fratello Adelio. Una società familiare nata oltre mezzo secolo fa, un'industria prospera che dà lavoro a oltre una ventina di persone tra operai e impiegati. Qualcosa, negli ultimi tempi, stava però cambiando. Mentre la vita di Mario scorreva cadenzata, regolare, quadrata qualcosa si era invece incrinato nei rapporti con il fratello. Sembra che Adelio volesse farsi da parte, rilevare la propria quota per reinvestirla in nuova azienda, un'altra fonderia. Stavolta tutta sua, probabilmente anche destinata a fare concorrenza a quella costruita in piccolo sessant'anni fa dai loro genitori. Questa finora l'unica crepa, la nota stonata di un quadro apparentemente idilliaco.

Nelle mani degli investigatori, per ora ci sono solo i frame di alcune telecamere interne. Alcune delle quali, peraltro, fuori «asse». Un forno non era inquadrato, così come l'entrata dell'azienda non risulta perfettamente coperta. Qualcuno le ha spostate? I carabinieri, guidati dal colonnello Giuseppe Spina, non trascurano nulla. Altri monitor avrebbero ripreso Bozzoli, mentre entrava e usciva dall'azienda; poi poco prima della sparizione mentre parlava con un dipendente. Alla fine i due si allontanavano, andandosene in direzioni opposte. Chi sembra non aver dubbi, invece, è il sindaco del paese: «Potrebbe essere successo qualcosa di molto brutto dentro alla fabbrica» sibila Diego Bertussi, coordinatore della Protezione civile oltreché borgomastro.

Purtroppo non è l'unico.

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