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Inchiesta Why not, De Magistris e Genchi condannati a un anno e tre mesi

L'ex pm condannato per aver acquisito illegittimamente i tabulati telefonici di alcuni parlamentari

Inchiesta Why not, De Magistris e Genchi condannati a un anno e tre mesi

Un anno e tre mesi di reclusione ciascuno, con sospensione condizionale della pena e non menzione sul casellario giudiziale: è questa la condanna che la decima sezione penale del tribunale di Roma ha inflitto all’ex pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, attuale sindaco di Napoli, e al consulente informatico Gioacchino Genchi, accusati di concorso in abuso d’ufficio per aver acquisito illegittimamente, nell’ambito dell’inchiesta calabrese Why not, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione delle Camere di appartenenza.

Nei confronti di De Magistris, nel maggio scorso, i pubblici ministeri avevano chiesto l’assoluzione. Per Genchi, invece, era stata sollecitata la condanna ad un anno e 6 mesi. La sentenza di oggi del giudice monocratico di Roma attribuisce la penale responsabilità ad entrambe gli imputati. Il presidente Ianniello ha comunque concesso le attenuanti generiche, la sospensione della pena irrogata e la non menzione nel certificato penale. L’utilizzo dei tabulati telefonici oggetto del procedimento era riferito a diversi esponenti politici, da Romano Prodi a Clemente Mastella e Francesco Rutelli. I due imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni morali e materiali da liquidarsi in separata sede, salvo una provvisionale di 20mila euro, nei confronti dei parlamentari Francesco Rutelli, Giancarlo Pittelli, Romano Prodi, Clemente Mastella, Antonio Gentile, Sandro Gozzi e, per il solo Genchi, Domenico Minniti.

"Nulla mai potrà ripagarmi. Quell'indagine, condotta in maniera illegale, è stata all'origine di tutte le mie difficoltà, sul piano umano e sul piano politico. Quell'indagine ha cambiato, fino a stravolgerla, la storia politica italiana. Da allora tutto è precipitato, ho subito processi mediatici, sono stato additato come il politico aduso all'illegalità, ora i magistrati hanno accertato la verità, ovvero che a compiere atti illegali è stato chi mi ha voluto a forza indagare, senza alcun motivo. Purtroppo, nessuno, niente potrà mai ripagarmi per il grave danno subito", ha affermato Clemente Mastella, parte civile del processo.

"La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato".

ha commentato de Magistris.

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