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Incontro Salvini-Di Maio Ma escludono Conte

I due vicepremier si vedono («niente pranzo, solo un mozzarella a casa»). Ed è tregua

Incontro Salvini-Di Maio Ma escludono Conte

Il governo stipula l'ennesima tregua armata. Dopo le tensioni sulla Tav e le scintille generate dall'intervento nell'aula del Senato di Giuseppe Conte sul caso Russia, Matteo Salvini e Luigi Di Maio si vedono all'ora di pranzo, pur senza condividere la tavola insieme. «Non c'è stato nessun pranzo, ho mangiato una mozzarella a casa da solo», puntualizza il leader della Lega.

Ci sono da smaltire molte scorie e soprattutto da scattare una fotografia che restituisca all'esterno una immagine minima di concordia, dopo la tempesta delle ultime ore. Il clima, raccontano, non è però quello dei tempi migliori. L'asse di ferro tra i due vicepremier da tempo non esiste più e la convivenza è diventata difficile e forzata. Con un ulteriore elemento che sta complicando la vita del governo: il sospetto crescente dei leghisti nei confronti dell'autonomia con cui si sta muovendo Giuseppe Conte.

La giornata si apre proprio con una stoccata, forte e mirata, di Matteo Salvini indirizzata al premier. «Le parole di Conte mi interessano meno di zero» dice a Radio anch'io, su Rai Radio1. «Mi è sembrato strano che il presidente del Consiglio, senza che nessuno glielo avesse chiesto, sia andato in Aula dicendo se mi toglieranno la fiducia ritornerò in quest'Aula a cercare la fiducia, come se ci fosse la necessità di cercare uno Scilipoti di turno per non andare a casa. Finché posso fare le cose, sto al governo».

Conte, uscendo da Palazzo Chigi per andare a mangiare del sushi con il suo staff, spazza via ogni illazione sulla possibile ricerca di maggioranze alternative. «Dobbiamo lavorare, non chiacchierare. Che io possa andare in Parlamento a cercare una maggioranza alternativa è assolutamente fantasioso», dice Conte. «È assolutamente fantasiosa l'ipotesi che viene ventilata che io voglia formare un partito. Invito anche voi giornalisti, che dovete riempir pagine, a non fare i peggiori ragionamenti della Prima Repubblica. Attenzione. Restituiamo alla politica la sua nobiltà, la sua nobile vocazione». E sull'incontro tra i due vicepremier Conte concede la sua benedizione: «È cosa buona e giusta».

In questo ping pong dialettico a distanza, Salvini evita di gettare altre benzina sul fuoco. «Con Di Maio ho parlato di opere pubbliche e Tav», svela. «L'incontro è andato bene». Quando all'invito di Conte a lavorare e non fare polemiche, Salvini concorda: «Bene, perfetto, sono d'accordo». Poi l'affondo: «Finché abbiamo certezza che il Paese si può cambiare dal punto di vista del taglio delle tasse, della riforma della giustizia e del lavoro andiamo avanti. Nessuno ci costringe a stare al governo, altri partiti e parlamentari hanno il terrore di andare a elezioni, noi no. Finché si può sbloccare il Paese noi rimaniamo qua».

Salvini - che incassa alla Camera il primo via libera alla conversione in legge del decreto Sicurezza bis con 325 voti a favore, 248 contrari e 4 astensioni - nel faccia a faccia con Di Maio spinge per una manovra coraggiosa che abbia la flat tax come centro di gravità. Un refrain fatto proprio in serata anche da Conte che parlando ai sindacati promette una «manovra espansiva». Sul fronte delle infrastrutture il ministro dell'Interno, dopo la Tav, punta ora allo sblocco della Gronda di Genova. Tema di cui il Carroccio vorrebbe si facesse carico il premier per convincere il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. «Niente stop e niente mini Gronda, è un'opera che serve a Genova e a tutta la regione e sulla quale non si può scherzare», il ritornello della Lega.

Pronta a rilanciare lo spettro del rimpasto se Toninelli insisterà a bloccare l'opera.

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