Cronache

Incubo barchini esplosivi per le navi salva-migranti

Missione europea e italiana a rischio. Sarebbe stata fatta una prova genereale con un kamikaze tra i disperati. Una tecnica terroristica tutt'altro che nuova Isis alle porte: sostieni il reportage

Incubo barchini esplosivi per le navi salva-migranti

Il nuovo incubo è un barchino esplosivo, un'improvvisata torpedine condotta da un kamikaze dello Stato Islamico pronta a colpire le navi militari italiane ed europee in navigazione al largo delle coste libiche. L'allarme è stato diramato qualche giorno fa da l'Interpol, ma le intercettazioni che l'hanno generato arrivano dalla imbarcazioni della nostra Marina Militare impegnate davanti al Golfo dela Sirte. Stando alle segnalazioni Interpol - e da quel poco che trapela da ambienti d'intelligence italiani - le nostre navi avrebbero captato una serie di comunicazioni in partenza da Sirte e Derna, le due principali roccaforte libiche del Califfato, in cui si accennerebbe al possibile uso di imbarcazioni cariche di esplosivo. L'attacco, stando a quanto riporta la segnalazione, potrebbe avvenire tra domani - penultimo venerdì di ramadan - e il venerdì che tra una settimana segnerà la fine del mese sacro dedicato al digiuno.

La tecnica terroristica è tutt'altro che nuova. I primi a sperimentarla sono i militanti di Al Qaida che quindici anni fa riescono a far arrivare un barchino esplosivo con al timone un militante suicida sotto la plancia del lanciamissili americano «Uss Cole» ormeggiato nel porto di Aden. L'operazione - messa a segno il 12 ottobre 2000 - causa la morte di 17 marinai statunitensi e rappresenta a tutt'oggi una delle poche operazione marittime messe a segno dal terrorismo internazionale. Replicarla oggi sarebbe sicuramente molto più difficile. Tutte le navi militari in navigazione davanti alle coste libiche hanno infatti il divieto assoluto di far avvicinare qualsiasi imbarcazione che non sia stata controllata e verificata. Un divieto reso ancora più rigido dopo la segnalazione dell'Interpol. La vera incognita riguarda però i barconi affollati di profughi e i vascelli impegnati nelle operazioni di soccorso in mare. Tra le centinaia di disgraziati fatti salire sulle imbarcazioni gestite dai trafficanti di uomini potrebbe infatti nascondersi un kamikaze con giubbotto esplosivo pronto a farsi esplodere durante le lunghe e complesse fasi di recupero.

Ad alimentare i timori per questa seconda ipotesi contribuisce un rilevamento senza precedenti. Giovedì 2 luglio viene registrata la partenza di un'imbarcazione con 400 migranti a bordo dalle coste intorno a Ras Lanuf, un terminale petrolifero distante meno di 55 chilometri da Nawfaliya, una località a est di Sirte interamente controllata dallo Stato Islamico. Già la partenza da una zona del Golfo della Sirte estremamente remota rispetto alla rotta per Lampedusa è quanto meno strana. Ma ancor più singolare è la successiva scomparsa di quel barcone e del suo carico umano, che non solo non raggiunge nessuna delle destinazioni classiche, ma scompare dagli schermi radar. Il tutto fa pensare ad una prova generale, nel corso della quale l'Isis avrebbe sperimentato la possibilità di far partire imbarcazioni cariche di disgraziati da zone non lontane dalla proprie aree operative in modo da potervi infiltrare più agevolmente un eventuale attentatore suicida.

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