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Indagato per camorra un ex consulente di Renzi

Il presidente Pd in Campania Graziano, accusato di collusioni, è stato "esperto" a Palazzo Chigi fino al 2014. Grande tessitore di trame e alleanze, era l'uomo forte del partito. Che ora lo molla

Indagato per camorra  un ex consulente di Renzi

Il siluro arriva appena quarantott'ore dopo la visita del premier Matteo Renzi a Napoli e colpisce tanto il presidente del Consiglio quanto il governatore campano Vincenzo De Luca: Stefano Graziano, indagato per concorso esterno dai pm antimafia partenopei, è infatti l'uomo del dialogo e delle relazioni di potere del Pd campano. E del governo, sino a dicembre di due anni fa, è stato consulente.

Una vita in politica, la sua. Rappresentante degli studenti alla «Seconda Università» nel 1995, si fa le ossa nell'Udc dopo una breve esperienza nei Popolari di Martinazzoli. Allievo di Ortensio Zecchino, Graziano guarda a sinistra anche quando si trova a militare nelle coalizioni di centrodestra. Nel 2007, decide di approdare sulle opposte rive. E s'imbarca con Marco Follini nell'avventura di «Italia di Mezzo», la comoda zattera che lo traghetterà sul transatlantico Pd. Un anno dopo, entra alla Camera. Folgorato dal mito neo-kennediano del partito liquido di Valter Veltroni, diventa lettiano con Enrico premier. Con cui ottiene per un anno, «dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014», si affrettano a precisare fonti del governo una consulenza a Palazzo Chigi in qualità di esperto addetto ai decreti attuativi. Matteo da Firenze non gli rinnova l'incarico, ma Graziano non resta inoperoso nonostante abbia lasciato anche Montecitorio. Inizia a strutturarsi sul territorio.

A Caserta, dov'è nato e risiede, colleziona amicizie importanti. Nel quinquennio da parlamentare è stato tra i più attivi, almeno sulla carta (da giornale). Parla di agroalimentare, filiera bufalina e politiche industriali e di mille altri temi. Per i quotidiani locali è una miniera inesauribile di dichiarazioni. È tra i primi a sparare a zero su belzebù Nicola Cosentino, allora coordinatore regionale del Pdl e sottosegretario all'Economia finito nel tritacarne dei pentiti e del processo Eco4. Esulta alla notizia dell'arresto del superboss dei Casalesi Michele Zagaria e asfalta i rivali sui temi dell'ambiente e, soprattutto, della gestione dei rifiuti in Terra di Lavoro. Nel 2015, alle ultime regionali prova sottotraccia a procurarsi l'investitura come candidato alla presidenza di Palazzo Santa Lucia ma le primarie sono già state fissate, e deve rinunciare al sogno. Ma Graziano è attento a non sbagliare cavallo: appoggia De Luca invece dello sfidante Andrea Cozzolino, ed è la sua fortuna. Tanti lo apprezzano per le doti di grande organizzatore e per la pazienza con cui porta a conclusione le trattative, altrettanti lo avversano per il suo indubbio trasversalismo e per i giri importanti in cui si è inserito negli ultimi anni. Oggi da consigliere regionale e presidente dell'assemblea campana del Pd (ha annunciato di essersi autosospeso dopo la perquisizione) prova sulla pelle la guerra per bande che dilania i democratici. A difenderlo, nemmeno troppo, c'è solo il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini («Fare chiarezza al più presto, ma fiducia nei magistrati»). Ma è buon ultimo dopo le bordate della senatrice Rosaria Capacchione («il Pd è diventato oggetto di un arrembaggio piratesco da parte di affaristi privi di scrupoli e collusi») e di Pippo Civati («coinvolgimento grave»). Alla fine, gli attacchi scontati del M5S che ne invoca le dimissioni e di Matteo Salvini («che tristezza») vanno nei titoli di coda.

Lui si difende, ovviamente. «Ho sempre agito, nel corso della mia carriera politica dice nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità, per me imprescindibili regole di vita».

Ma la battaglia nel Pd è appena all'inizio.

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