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Indonesia, spari sulla folla affamata. E 34 studenti trovati morti in chiesa

Cresce il bilancio delle vittime: almeno 1.340. A Palu situazione fuori controllo con scontri e saccheggi. E mancano cibo e acqua

Foto d'archivio
Foto d'archivio

L'Indonesia è nel caos. Alle tragiche coincidenze - dal malfunzionamento del sistema di allarme alle boe rubate - si è aggiunta la portata inaspettata della catastrofe, che gli scienziati fanno ancora fatica a spiegarsi. Il risultato sono (almeno) 1.340 vittime e una situazione fuori controllo per chi è sopravvissuto: la polizia che spara sulla folla affamata, i cadaveri sepolti in fosse comuni, migliaia di detenuti evasi, gli sciacalli già in azione in quel che è rimasto delle case sventrate.

Sono passati cinque giorni dal terremoto di magnitudo 7.5 e dal conseguente tsunami che hanno colpito l'isola turistica di Sulawesi, devastando in modo particolare le città costiere di Palu e Donngala. Eppure ci sono zone in cui le vittime non sono ancora state soccorse perché inaccessibili: le onde hanno distrutto strade e ponti e tagliato le linee di comunicazione. Il bilancio dei morti, a ieri sera, era arrivato a 1.347, compresi i 34 cadaveri trovati all'interno della chiesa di Jonooge, nel distretto montuoso di Siri Biromaru. Si tratta di studenti di teologia, che si trovavano lì per un seminario di studi biblici: in totale erano 86, gli altri risultano dispersi. Cinquantamila sono per ora gli sfollati, ma, come comunica l'Onu, sono circa 200mila le persone che hanno bisogno di aiuto, tra cui 46mila bambini e 14mila anziani. La maggior parte delle vittime è già stata seppellita in fosse comuni nelle colline sopra Palu.

Alla tragedia di chi ha perso la vita si aggiunge quella dei superstiti, rimasti senza viveri oltre che senza casa. Ieri, nel tentativo di accaparrarsi cibo e altri beni di prima necessità, folle di disperati si sono scontrate con le forze dell'ordine che presidiano i negozi di alimentari e le stazioni di servizio. Al Tatura Mall, centro commerciale di Palu, e in altre località della città la polizia ha sparato colpi in aria e ha lanciato lacrimogeni sulle persone che tentavano di entrare negli esercizi commerciali, anche se dopo attimi di tensione è stato permesso parzialmente l'ingresso. I convogli di aiuti umanitari che entrano a Palu vengono scortati dai militari per sicurezza. Lungo le strade sono comparsi cartelli che chiedono «cibo» e «sostegno», mentre i bambini vengono messi a fare l'elemosina. C'è poi il problema degli sciacalli, pronti a sfruttare la tragedia facendo razzia di tutto ciò che trovano: ieri ne sono stati arrestati 45, accusati di aver preso parte a saccheggi. Almeno 1.200 detenuti, infine, sono evasi da due prigioni di Palu e da una di Donngala, come ha riferito il ministero della Giustizia indonesiano.

In tutto ciò, gli esperti stanno cercando di capire come il sisma di venerdì abbia potuto causare uno tsunami così potente, con onde fino a 6 metri.

La Bbc avanza due ipotesi: che il terremoto abbia provocato una frana sottomarina, che ha contribuito allo spostamento di una grande massa d'acqua, e che la conformazione della baia di Palu abbia amplificato l'effetto del fenomeno.

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