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Inghiottiti in un Titanic di cemento

Inghiottiti in un Titanic di cemento

Hanno facce di tutti i Paesi del mondo le vittime. Il grattacielo andato a fuoco di Londra è lo specchio di questa città dove le razze si mischiano e si scambiano da generazioni. Uomini e donne e bambini che resteranno lì. Imprigionate come in un Titanic di cemento. Nessuno li troverà più perché di loro resta solo cenere. Resti di una vita che va a fuoco in una notte senza neppure sapere il perché. Il grattacielo di Londra e le sue vittime, che rimarranno lì per sempre. Intrappolate. Volti dai lineamenti asiatici, tratti sudamericani, donne con il velo. Ci sono gli italiani come Gloria e Marco che erano partiti tre mesi fa dal Veneto e che avevano trovato posto al ventitreesimo piano. A loro piaceva stare lì, la vista certo mozzafiato, ma era bello sapere di stare in questo grande puzzle del mondo. Eppure nessuno poteva immaginare. Nessuno a salire in ascensore ogni sera a sentirsi in una trappola senza uscita. Anche se le condizioni poi dentro, erano pessime; ascensori vecchi, muri scrostati, vecchi elettrodomestici abbandonati. Fuoco e fumo e aria che non si respira, tutto che succede in fretta, troppo velocemente per poter scappare, capita tutto in silenzio e quando vedi le fiamme allora è tardi. Non puoi morire così. Fuori c'è Londra, l'efficienza, i soccorsi che devono essere già all'opera, i vigili del fuoco, i London Fire Brigade, si pensa a loro per farti coraggio, si scartabella nella memoria, ai bobby con il manganello, a tutto quello che ti può far sentire al sicuro. La paura che non deve prendere il sopravvento, no panic, mio dio. Le fiamme e il buio, le urla ma poi il silenzio che è ancora più orribile. Con la luce del giorno dopo vedi quello che resta di questo palazzone bruciato come un cerino. Nelle orecchie ancora quel maledetto ronzio, le grida, le voci soffocate quei pezzi che cadono addosso, il caldo ma ancora di più il fumo opprimente. Si contano i sopravvissuti. Dei morti invece non c'è certezza. Non ci sono numeri, le fiamme si sono prese tutto, anche i corpi. E chissà quanto ci vorrà per sapere chi da quel Titanic di cemento non uscirà mai più. Il fuoco come l'iceberg che arriva silenzioso e all'improvviso e distrugge tutto. Non c'è il tempo. Non si sa dove andarsi a salvare. Cosa c'è di peggio? L'orchestrina là che suonava fino alla fine. Qui le grida della gente che sente la fine arrivare. Le scialuppe di salvataggio che mancano, muoiono i poveri, ma anche i ricchi, giù c'è una spaventosa tavola d'acqua gelida e la notte. A Londra i soccorsi che arrivano ma non c'è modo di entrare. Salire non si può, si alzano le braccia al cielo, cadono corpi.

Qualche miracolo.

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