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Insultava Di Maio e colleghi, Castelli quasi fuori

In corsa per il governo, dava dei «lobotomizzati» ai suoi. La Raggi: soldi a chi adotta i rom

Insultava Di Maio e colleghi, Castelli quasi fuori

Domenico Di Sanzo

Roma Se la scena del nuovo grillismo di governo è fatta di selfie sorridenti e dichiarazioni in pompa magna sul «governo del cambiamento», il retroscena, anche ai tempi di un «avvocato del popolo» a Palazzo Chigi, disegna una trama fatta di talpe e idee bizzarre. L'ultima grana scoppiata in casa Cinque Stelle ha il nome di Laura Castelli, deputata torinese di «formazione» No Tav, divenuta influente nel cerchio magico di Luigi Di Maio, tanto da essere considerata in pole position per due ministeri di peso: le Infrastrutture o la Pubblica Amministrazione. Ebbene, proprio lei, almeno fino al settembre del 2015, era la fonte «top secret» di Nicola Biondo e Marco Canestrari e del loro libro verità sul M5s Supernova. La Castelli, in quel periodo vicina a Fico e agli «ortodossi», denunciava il «metodo Di Maio». Una strategia improntata, dicono le mail, a «escludere dall'assemblea la discussione». Con colleghi «lobotomizzati» e Di Maio diventato «ricettore di tutti i gossip e malumori interni». La storia, come ci conferma chi ha vissuto quel periodo, è fatta di «ragazzi arroganti e arrivisti» in un groviglio di «emotività e politica». È questo il contesto delle rivelazioni fatte dalla Castelli ai due ex collaboratori del M5s Biondo e Canestrari. Con nuovi e sconosciuti dettagli che emergono, oltre alle mail passate a Repubblica dai due autori.

Ad esempio, risulta che l'insider che in Supernova definisce «Servo d'oro» Pietro Dettori, influente uomo di Davide Casaleggio appena sbarcato nella Capitale, sia proprio Laura Castelli. La deputata, ai tempi delle barricate, aveva messo questo «nomignolo» al socio dell'Associazione Rousseau. Diventato prolungamento aziendale a Roma, tanto che, come rivelato ieri dal Giornale, proprio nell'appartamento di Dettori il futuro premier Giuseppe Conte ha messo nero su bianco il suo primo discorso politico. Nicola Biondo, uno degli autori del libro, ci spiega così la scelta di rendere nota la fonte delle mail esplosive: «Lei (la Castelli ndr) sapeva perfettamente di rispondere a una serie di domande per un libro». Continua Biondo: «Lei voleva denunciare i metodi imperanti per farli conoscere attraverso me, ma poi ha deciso di usare quegli stessi metodi per raggiungere il successo personale».

E nel marasma grillino non poteva mancare l'ultima trovata di Virginia Raggi. La giunta capitolina, in una delibera del 17 aprile scorso, ha previsto una serie di contributi per le famiglie romane che ospiteranno i rom sgomberati dai campi abusivi. Così la Raggi utilizzerà i soldi nelle casse del Comune per erogare un bonus sia ai proprietari che affitteranno case ai rom, sia ai nuclei famigliari che decideranno di ospitare nella propria dimora un rom sfrattato dal campo abusivo Camping River.

E in caso di successo, l'«esperimento» verrà esteso anche ai rom che verranno sgomberati da altri campi entro dicembre 2018.

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