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Intercettazioni manipolate? Molto più frequenti di quanto si possa immaginare

L'avvocato Michele Vaira, presidente di Aiga, spiega che le intercettazioni manipolate sono "pane quotidiano nelle aule penali". E dietro a chi compie queste forzature c'è sempre un pm che ne ha la responsabilità

Intercettazioni manipolate? Molto più frequenti di quanto si possa immaginare

Il caso del capitano dei carabinieri Giampaolo Scafarto, indagato per l'alterazione di un'intercettazione per mettere nei guai Tiziano Renzi e il figlio, l'ex premier Matteo, evidenzia il cortocircuito del nostro sistema giudiziario, con pesanti implicazioni politico istituzionali. Il problema ovviamente non riguarda solo l'ex premier, per cui, secondo il Csm, emergono ombre sull'operato del pm. È un problema molto più esteso. Le intercettazioni, infatti, non vengono ascoltate. Nella maggior parte dei casi ci si limita a leggere i brogliacci stesi dai sottufficiali o dai poliziotti che "ascoltano" e poi consegnano ai loro superiori. Sono questi ultimi che scrivono, firmano e inviano l'informativa finale ai pm. E soltanto alcuni magistrati verificano personalmente la corrispondenza tra brogliacci e informativa, per non parlare del riascolto dei passaggi più rilevanti (sempre più raro). Per cercare di comprendere meglio il fenomeno ne abbiamo parlato con chi ogni giorno, nelle aule del tribunale, si trova a dover fronteggiare anche scandali come questi: l'avvocato Michele Vaira, presidente dell'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati).

Cosa ne pensa dello scandalo legato al caso Consip?

I più autorevoli commentatori evidenziano l'inaudita gravità dei fatti, scavano nei precedenti del capitano, citando un altro caso eclatante, relativo a un personaggio politico. Sottolineano l'appartenenza a un settore specializzato dell'Arma che non ha nulla a che vedere con l'indagine in questione. Fanno emergere i consolidati rapporti con un pm che non eccelle in concretezza. I più prudenti insistono sullo strano silenzio del capitano, a sua volta indagato; i più disinvolti ipotizzano una volontà del militare di orientare le indagini in un certo senso, non escludendo il compiacimento del pm. Ciò che emerge da tutti i commenti, però, è il senso di stupore e di sorpresa di fronte al fatto che i risultati di un'intercettazione possano essere manipolati.

Ma cosa deve pensare un cittadino di fronte a un episodio simile?

Per chi frequenta le aule penali, in particolare nei processi di criminalità organizzata, una situazione del genere è pane quotidiano. Molti di questi "errori" passano inosservati, perché gli indagati non hanno le risorse difensive per farli emergere.

Ci può spiegare meglio?

Anche quando, a seguito di monumentali attività difensive, si riesce a far emergere alcune distonie, spesso passano mesi, per non dire anni, dall'emissione di misure cautelari al momento in cui - finalmente - un perito, in dibattimento viene ad affermare che il nome dell'indagato corrisponde a un suono incomprensibile; che la frase in italiano degno dell'accademico della Crusca, dal contenuto chiarissimo, è in realtà una frase in dialetto stretto, dal significato ambiguo. In questi casi, però, nessuno scandalo. Per ogni capitano Scafarto che viene dipinto con sarcasmo, sottoposto a processo penale, perché tocca un potente, ci sono dieci agenti che vengono promossi per aver fatto le stesse cose, all'insegna della "lotta al crimine", che consente, secondi alcuni, qualche forzatura. Qualche piccola falsità.

Le responsabilità di chi sono?

Dietro ognuno di questi agenti c'è sempre un pm che ne ha la responsabilità. Diretta, per averglielo ordinato. Indiretta, per aver fatto finta di niente. Colposa, per non essersene accorti. E in fondo a ogni processo, c'è anche un Giudice che non ha trasmesso gli atti alla Procura per la doverosa azione penale contro il falsario. Oggi, a fronte di un Capitan "Riscrivo" e un pm Woodcock sulla graticola, per aver - forse - violato le regole nei confronti di un cittadino incensurato, vi sono tanti capitani "Invento" e pm senza scrupoli nei confronti dei "poveri cristi" che sono invece promossi e applauditi.

Il marcio del nostro sistema è così diffuso?

Per fortuna stiamo parlando di una sparuta minoranza. Che va combattuta da tutti, soprattutto dai rispettivi colleghi.

Il nostro sistema può vantare un alto livello di integrità dei magistrati e delle forze dell'ordine.

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