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Intesa bipartisan il porno-ricatto è reato. Castrazione ritirata

Fino a sei anni per chi diffonde immagini senza consenso. Vittoria di Forza Italia

Intesa bipartisan il porno-ricatto è reato. Castrazione ritirata

Condanna fino a sei anni di carcere per chi diffonde per vendetta video e immagini intime senza consenso. Alla fine l'accordo trasversale di tutte le forze politiche ha retto e la norma che introduce il reato di revenge porn è stata approvata ieri dalla Camera con un voto all'unanimità, 461 sì, grazie a un emendamento al Codice Rosso, la legge che prevede una corsia preferenziale per le denunce nei casi di violenza domestica o di genere. Dunque la protesta promossa da Forza Italia, Pd e Leu la scorsa settimana, quando un analogo emendamento era stato bocciato da Lega e M5s, ha dato i suoi frutti e ora il revenge porn è reato. Carroccio e Cinquestelle esultano ma se le rappresentanti di Forza Italia non avessero occupato i banchi del governo per protesta quando la modifica fu bocciata non si sarebbe arrivati a questo risultato, come fa notare l'azzurra Mara Carfagna.

«Sull'introduzione del reato di revenge porn ha prevalso la ragione. Se abbiamo votato sì è solo grazie alla protesta delle opposizioni che giovedì hanno impedito che l'emendamento venisse respinto. Spaccare Paese e Parlamento sulla violenza contro le donne è inaccettabile», il tweet dell'ex ministro per le Pari Opportunità.

Ma che cosa prevede la norma? Il carcere da uno a sei anni e multe da 5 fino a 15.000 euro. É un'aggravante il fatto che a diffondere video e immagini intime sia il marito o l'ex marito della vittima o una persona che ha avuto una relazione affettiva con la vittima e che agisce per vendetta. È considerato responsabile anche chi, pur non essendo l'autore materiale delle immagini o il primo a diffonderle, contribuisce a renderle virali. Quando il Codice Rosso verrà definitivamente approvato avremo un nuovo articolo nel codice penale, il 613 ter che norma il reato di «diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti».Il delitto è punito dietro querela della persona offesa ma in determinati casi si procede anche d'ufficio.

«Questo per me è un giorno speciale: nessun'altra persona deve attraversare l'inferno che ha dovuto attraversare Tiziana», è il commento al via libera al reato di revenge porn di Maria Teresa Giglio la madre di Tiziana Cantone, la ragazza suicida dopo la diffusione di un suo video intimo sul web.

La Lega invece incassa una sconfitta e si vede costretta a ritirare l'emendamento al Codice Rosso che avrebbe introdotto la cosiddetta castrazione chimica, la terapia farmacologica che inibisce la libido come alternativa al carcere. Una sconfitta personale per il vicepremier Matteo Salvini che anche ieri aveva ribadito il suo sostegno all'emendamento. «Se uno è malato va curato. Se uno mette le mani addosso a una donna o a un bambino, ha degli evidenti problemi e va curato in modo che non possa farlo più», aveva detto Salvini. Ma poi il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno ha annunciato il ritiro dell'emendamento precisando che «farà parte di un nuovo ddl». Ritiro prudente perché l'ostilità dei Cinquestelle all'introduzione della castrazione chimica avrebbe aperto un altro fronte di scontro interno alla maggioranza oltre a rallentare l'iter del Codice Rosso. Ma il vicepremier non si rassegna e promette di andare avanti contro gli stupratori con un ddl ad hoc che introduca la castrazione chimica perché «i malati vanno curati». Salvini inciampa anche in una gaffe quando annuncia di volere istituire un Telefono rosso per permettere «alle donne di denunciare e di essere ascoltate e protette».

Peccato che il servizio esista dal 2006: il 1522 regolarmente funzionante presso il Dipartimento delle Pari Opportunità.

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