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Inutile oppure male necessario? La Bomba divide ancora la storia

Dopo 70 anni gli studiosi non hanno ancora un'opinione concorde su Hiroshima Per alcuni fu un test feroce. Ma c'è chi sottolinea: «La guerra non conosce pietà»

Inutile oppure male necessario? La Bomba divide ancora la storia

Quelle due tremende detonazioni furono la fine, rovente come un sole, di una guerra feroce e calda. Secondo altri furono anche l'inizio della Guerra fredda, perché colpivano le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki ma i loro effetti devastanti davano un chiaro messaggio anche all'Urss che stava rapidamente avanzando verso Oriente e verso Occidente. Di certo gli Usa portano ancora adesso sulle spalle il peso della decisione presa da Harry Truman, vice presidente degli Usa quasi per miracolo e presidente di guerra solo per la morte di Franklin Delano Roosevelt (venne però rieletto nel 1948). E avere un'opinione precisa su come giudicare l'utilizzo di Little Boy - 4 tonnellate di peso, 16 kilotoni di energia, tra le 66mila e le 78mila vittime immediate - e di Fat Man - 4,5 tonnellate di peso 25 kilotoni di energia, 40mila vittime immediate - resta difficile persino a molti anni di distanza, anche per storici e politologi. Anche perché se indubbiamente già nelle fasi precedenti della guerra si era fatto ampio ricorso al moral bombing e alcune città erano state letteralmente polverizzate massacrando i civili (nel caso del bombardamento di Dresda il computo delle vittime oscilla tra le 25mila e le 35mila), le due esplosioni atomiche ammutolirono il mondo e crearono un senso di paura, ma anche di onnipotenza mai provato prima. Ben l'ha sintetizzato lo scrittore Guido Ceronetti: «Quel che non dimenticherò è l'allegria generale, creata dai giornali e rimbalzata su tutte le facce, dopo la bomba di Hiroshima: Questo fa finire la guerra: tutte le guerre, per sempre Siamo entrati in un'epoca di prodigi mai visti. Era sbarcato Cortés e gli Indiani poveretti accoglievano come un Dio il loro massacratore».

Sul bombardamento, ad esempio, ci dice lo storico Franco Cardini: «Le giustificazioni che diede Truman sono evidentemente una balla. La questione non era accorciare il conflitto, il Giappone era già in ginocchio e non è affatto possibile sapere se ci sarebbero stati davvero centinaia di migliaia di morti statunitensi in una guerra convenzionale. Si è trattato di un esperimento puro e semplice per provare la nuova arma, come dimostrano tutti gli strumenti di misurazione utilizzati... In questo caso a destare fastidio è il fatto che a sganciare la bomba siano stati gli Usa, che tendono a presentarsi come paladini. Se l'avessero fatto i sovietici o persino gli inglesi ci sarebbe stato meno stupore e sconcerto. Mi sta simpatico Obama, ma l'ho trovato un po' patetico. Su questo tema non può chiedere scusa: regalerebbe una marea di voti ai Repubblicani...».

Diametralmente opposta l'opinione del contemporaneista Francesco Perfetti: «Ci sono due elementi, l'apparato militare giapponese era ancora forte. Gli Usa non volevano affrontare il costo in vite umane degli sbarchi. C'era poi una questione politica. La bomba è stata anche il primo atto della Guerra fredda: dimostrando di possederla gli Usa hanno chiarito al Cremlino di essere in una condizione di forza, di essere in grado di bilanciare il vantaggio numerico dell'Armata rossa. La decisione fu di Truman, ma scienziati come Enrico Fermi in quel preciso momento storico pensavano anch'essi che la bomba fosse un modo per risparmiare vite».

A metà strada tra i due precedenti il giudizio di un politologo come Giorgio Galli: «Credo che il lancio della bomba sia stato piuttosto avventuroso. Il calcolo di 600mila morti fatto dagli americani per uno sbarco mi sembra infondato. I giapponesi nell'agosto del '45 stavano cercando di avviare delle trattative. Credo che le bombe vadano per lo più considerate come l'inizio della Guerra fredda: servivano per ammonire la Russia. E ormai lo ammettono anche molti storici americani». Difficile fare una valutazione anche sul prezzo pagato dai civili. Secondo il professor Perfetti «indubbiamente la bomba fu un salto di qualità i civili erano già stati coinvolti nei bombardamenti ma la bomba ha cambiato tutto». Secondo Giorgio Galli invece: «La bomba è un salto tecnologico ma la Seconda guerra mondiale aveva già trascinato in pieno i civili nella violenza, basta pensare a Dresda. Nella Grande guerra non era così, è il frutto più tremendo del '900».

Ma le guerre hanno mai risparmiato i civili o la differenza è solo la tecnica? Il professor Luciano Canfora, il più noto degli antichisti italiani, ci risponde così: «Non bisogna credere che le guerre antiche fossero cavalleresche. La violenza sui civili non è un'invenzione contemporanea. Tucidide parlando della Guerra del Peloponneso descrive città desertificate, stragi di bambini nelle scuole, un numero enorme di persone rese schiave. E i romani hanno operato distruzioni di città e deportazioni di massa. Quindi...

».

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