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Come investire in Borsa con il Def "scassamercati"

Secondo gli esperti l'euro resterà debole, meglio puntare sul dollaro. E a Piazza Affari stare lontani dai bancari

Come investire in Borsa con il Def "scassamercati"

I l Def venerdì ha scosso i mercati. Ci si aspettava un deficit/pil all'1,6/1,9% e invece è stato annunciato un 2,4% per il 2019 e per i due anni successivi. Le vendite si sono abbattute sui titoli di Stato italiani con il Btp a 2 anni che si è impennato all'1,3% e quello a 10 anni che ha di nuovo sfondato il 3% e lo spread che è balzato a 270 punti base. Che fare? La prima cosa, come sempre, è non perdere la calma. Se il proprio «giardinetto» di investimento è stato progettato per il medio lungo temine le oscillazioni (anche forti) di questi giorni e delle prossime settimane non incidono più di tanto sull'obiettivo da raggiungere. Diverso il discorso se è da un po' che non si fa manutenzione al proprio portafoglio. Se l'esposizione complessiva (azioni, obbligazioni e strumenti monetari) in valuta estera è intorno al 30%, con le attuali turbolenze sulla zona euro una quota al 50% appare più appropriata.

RISCHIO MEDIO BASSO

Una scelta tattica per raggiungere due obiettivi in un colpo solo (con un profilo di rischio medio basso) è quella di investire nei titoli di Stato Usa a 1/3 anni. In media offrono un rendimento del 2,8% lordo annuo (cioè quello che paga oggi il Btp scadenza 2026 che però adesso non è altrettanto stabile e solido) e inoltre sono denominati in dollari. Sebbene diversi osservatori reputino il biglietto verde piuttosto sopravvalutato è probabile che la divisa americana sia stabile rispetto all'euro o tenda a rivalutarsi ulteriormente. Gli analisti di Ubs, per esempio, non escludono che il cambio euro/dollaro possa spingersi fino a 1,10 nei prossimi tre mesi. Pertanto, se la situazione attuale di instabilità sull'Italia e sulla zona euro proseguisse, un investimento di questo tipo potrebbe generare un guadagno fino a sei punti percentuali in tre mesi, frutto della combinazione della cedola e della rivalutazione del dollaro. La soluzione è un Etf (come, per esempio, iShares $ Treasury Bond 1/3yr, Amundi Index Solutions - Amundi Us Treasury 1/3 Etf, Lyxor iBoxx $ Treasuries 1/3Y e Spdr Bloomberg Barclays 1/3 year Us Treasury Bond).

RISCHIO MEDIO ALTO

Per coloro che invece accettano rischi maggiori una opzione interessante sono le obbligazioni Usa: da preferire quelle di medio alta qualità (con rating Investment grade) che offrono un rendimento del 4% lordo annuo. Le high yield arrivano a pagare fino al 6% all'anno ma sono decisamente più rischiose. Per quanto riguarda l'azionario, in Piazza Affari meglio per il momento stare alla larga da banche e assicurazioni (sono a buon mercato ma restano nell'occhio del ciclone dei mercati), dalle società di pubblica utilità (che potrebbero essere penalizzati dall'incertezza sulla regolamentazione e sulla tassazione future) e dalle società più indebitate: ci si può posizionare sulle società che esportano con successo (lusso, energia, beni di consumo e quelle più rappresentative del made in Italy) e quelle del risparmio gestito (che hanno mostrato di essere resilienti grazie anche alla forza dell'industria italiana del risparmio gestito). Più in generale, è da preferire un sovrappeso a Wall Street (è caro ma è anche l'unico mercato azionario che sta mostrando una certa stabilità e, inoltre, rappresenta un investimento in dollari) e a Tokyo (listino non eccessivamente caro) e un sottopeso in Europa che, nonostante sia meno cara degli altri listini internazionali, resta coinvolta dalle turbolenze sull'Italia.

LA CARTA VALUTE

Per completare il quadro delle opzioni, va detto che si può arricchire la componente valutaria di portafoglio facendo ricorso ai fondi o agli Etf monetari area corona norvegese e franco svizzero e, in misura minore, anche yen giapponese e yuan cinese: valute che tendono ad apprezzarsi rispetto all'euro nei contesti di mercato turbolenti o ad alta volatilità perché ritenute dagli investitori internazionali più sicure (insieme al dollaro americano). Per chi invece fosse sprovvisto di «coperture» per cautelarsi dal carovita che rischia di crescere più delle aspettative, una quota (10%) in Etf e fondi inflation linked può costituire una buona «polizza» in questo frangente.

LE SCOMMESSE

Un discorso a parte meritano invece i mercati emergenti. Le posizioni in portafoglio non vanno vendute (né quelle azionarie né quelle obbligazionarie) in quanto ai prezzi attuali scontano gran parte delle notizie negative.

Tuttavia meglio non incrementarne il peso in quanto è probabile che restino sotto pressione ancora per qualche tempo, almeno finché la situazione in Turchia e in Argentina non si raffredda.

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