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Come investire i nostri soldi nel 2016

Sarà un anno difficile che richiederà attenzione. Bond alle prese con il rialzo dei tassi, Borse interessanti ma care

Come investire i nostri soldi nel 2016

Un nuovo anno denso di incognite e preoccupazioni per gli investitori ma anche con interessanti opportunità da cogliere. Tra i punti fermi, le mosse divergenti tra la banca centrale americana (Fed) e la Bce.

La Fed, lo scorso 16 dicembre, ha rialzato i tassi di un quarto di punto (0,25%) dopo nove anni e si accinge a muoversi in questa direzione nei prossimi trimestri sebbene con estrema moderazione. La Bce invece, dovrebbe proseguire con l'acquisto di titoli di stato e obbligazioni europee per 60 miliardi di euro al mese fino a marzo 2017. Secondo gli esperti il cambio euro-dollaro (oggi a 1,09) tenderà ad oscillare tra 1,10 (livello superato il quale conviene comperare dollari) e 1,02 (che suggerirà di vendere i dollari). Un altro punto fermo è rappresentato dai tassi obbligazionari che sono ai minimi storici: i titoli di stato di Italia e Spagna potrebbero toccare nuovi minimi ma il rischio è quello di assistere ad un rialzo come quello registrato tra aprile e novembre del 2015. Memori proprio di quanto accaduto nel 2015, è bene non essere eccessivamente esposti sui titoli di stato euro perché potranno offrire scarsi rendimenti esponendo gli investitori a perdite di alcuni punti percentuali nel caso di rialzo dei tassi tra lo 0,50% e l'1,0%. Le obbligazioni societarie possono offrire extra rendimenti (soprattutto gli high yield) ma è indispensabile fare attenzione ai rischi (come nel caso dei bond subordinati e del possibile fallimento degli emittenti). Le Borse, invece, sono più interessanti dei bond ma hanno valutazioni che sono già piuttosto care. Ecco perché è necessario investire tramite etf e fondi (in modo da diversificare il portafoglio) e sfruttare i dividendi che, in un contesto di tassi ai minimi, saranno in grado di fare la differenza. Infine, uno sguardo ai Mercati emergenti: possono rappresentare una fonte di extra rendimento, sia in ambito azionario che in quello obbligazionario, ma espongono ad un alto rischio e sono quindi da utilizzare con parsimonia.

Alla luce di tutti questi ingredienti, i risparmiatori devono miscelare le varie componenti del portafoglio per puntare a rendimenti più generosi rispetto alla liquidità ma facendo attenzione al proprio grado di accettazione dei rischi: quanto accaduto nel 2015 può rivelarsi di grande aiuto pratico anche per il 2016 soprattutto in termini di rischi da assumersi (vedere tabella). Di seguito forniamo quattro portafogli pratici con altrettanti diversi profili di rischio (in termini di perdita massima annua da tollerare) e obiettivi di rendimento annuo.

Solo obbligazioni: con pochi rischi si arriva all'1,6%

Il primo portafoglio è indicato ad un risparmiatore abituato a investire i risparmi quasi esclusivamente in titoli di stato e obbligazioni espresse in euro e in fondi obbligazionari. Un risparmiatore quindi votato ad un basso grado di accettazione del rischio. In considerazione di questo, l'obiettivo è quello di realizzare un rendimento annuo dell'1,60% accettando una perdita massima (in situazioni di mercati turbolenti come nell'agosto 2015) del 3,8%. Per raggiungere tali target, si dovrebbe impiegare un 25% in titoli di stato euro, un 30% in obbligazioni societarie euro (preferibilmente con scadenza tra 1 e 5 anni) tramite un etf o un fondo specializzato, e un 20% in liquidità in euro. Una parte di questa liquidità potrebbe essere utilizzata nel corso dell'anno, sfruttando i consigli di un consulente di fiducia (come, per esempio, i professionisti di Mediolanum o Fideuram) per cogliere alcune opportunità di mercato. Il resto del portafoglio è invece impiegato in etf e fondi obbligazionari a vocazione estera: un 5% in obbligazioni Asia, un 10% in high yield Usa e un 10% in titoli di stato e bond dei paesi emergenti ma espressi in dollari. La parte in euro del portafoglio (75%) costituirebbe il cuore del portafoglio offrendo la massima stabilità a fronte tuttavia di rendimenti limitati: si stima infatti che il rendimento di questi etf e fondi sarebbe pari allo 0,7% nei 12 mesi. La parte extra euro (25%), invece, rappresenterebbe il motore per l'extra rendimento a fronte, però, di maggiori rischi: questa parte del portafoglio dovrebbe infatti garantire lo 0,9% nel 2016 ma con oscillazioni del valore degli investimenti che potrebbero arrivare a segnare perdite momentanee tra il -7% (high yield) e il -9% (bond paesi emergenti).

Guardare ad azioni ed etf con l'obiettivo del 3%

Il risparmiatore che aspirasse a realizzare un guadagno annuo di tre punti percentuali deve necessariamente investire anche in etf e fondi azionari. Un portafoglio a questo scopo, che esporrebbe il risparmiatore ad una perdita massima annua prossima al 7% in condizioni di mercato molto instabili, prevede un 20% di etf e fondi azionari: per la precisione 10% Usa e 10% Eurozona. Si tratta di una scelta geografica dettata dal fatto che le Borse della zona euro vengono ritenute le più promettenti per il 2016 (ripresa economica, crescita degli utili aziendali, euro debole, energia a costi ridotti) e, inoltre, prive del rischio di cambio. Mentre Wall Street, per quanto cara, dovrebbe far beneficiare il risparmiatore dell'apprezzamento del dollaro e della stabilità del listino azionario americano. La parte obbligazionaria, che nel suo insieme pesa per l'80% di questo portafoglio, è sua volta suddivisa in un 55% area euro (25% titoli di stato, 15% obbligazioni societarie con scadenza 1-5 anni e 15% liquidità) e il restante 25% in fondi e etf obbligazionari extra euro (10% high yield USA e 15% titoli di stato e bond paesi emergenti in dollari USA). Da notare che l'high yield promette rendimenti annui interessanti (5%, escluso l'eventuale apprezzamento del dollaro) con perdite massime dell'8% mentre i titoli emergenti in dollari, a fronte di un rendimento annuo del 5,2% espongono a perdite momentanee vicine al 9%. In tutti i casi circa la metà di tutte le perdite massime stimate per l'intero portafoglio potrebbero essere generate dal solo 20% dei prodotti azionari: nonostante questo, in caso di forte correzione dei listini, e facendosi consigliare da un consulente finanziario di fiducia, è possibile impiegare, anche temporaneamente (in ottica tattica) il 15% della liquidità in portafoglio.

Per puntare al 5% annuo servono anche 24-36 mesi

Come puntare ad un rendimento annuo del 5%? Per rispondere a questa domanda occorre per prima cosa chiedersi quale perdita si è disposti ad accettare nelle fasi più turbolente dei mercati. Si scoprirà che è necessario mettere in conto correzioni del valore del proprio portafoglio che possono spingersi anche al -12% circa. Una volta che si è davvero consapevoli di questo, un portafoglio che potrebbe permettere di far guadagnare il 5% nel 2016, è composto per il 50% in etf e fondi obbligazionari e per il restante 50% in etf e fondi azionari. La parte obbligazionaria, più in particolare, sarebbe suddivisa per il 25% in area euro (10% corporate bond 1-5 anni, 5% titoli di stato e 10% liquidità) e per il restante 25% in prodotti extra euro (10% high yield USA e 15% titoli di stato e corporate bond di paesi emergenti espressi in dollari USA). La parte obbligazionaria del portafoglio dovrebbe riuscire a produrre un rendimento annuo complessivo pari al 2,3% con una perdita massima per l'intero portafoglio di questo profilo del -2,8 per cento. La parte azionaria, invece, dovrebbe essere impiegata in etf o fondi azionari al 20% Usa, al 20% zona euro e al 10% Giappone: l'aggiunta dell'azionario nipponico si spiega con il fatto che la Borsa di Tokyo dovrebbe essere anche nel 2016 una di quelle più brillanti grazie allo yen debole e all'aumento dei profitti aziendali. Tutta la parte azionaria dovrebbe riuscire a generare un rendimento del 3,7% esponendo l'intero portafoglio a perdite massime del 9%. Anche in questo caso, tramite la guida di un consulente finanziario di fiducia, è possibile impiegare il 10% di liquidità qualora i mercati finanziari dovessero registrare correzioni piuttosto ampie creando occasioni di acquisto. Suggerito, infine, un orizzonte temporale di 24 -36 mesi.

Tutti i fondi (e i tanti brividi) di chi vuole il 7%

Per inseguire un rendimento annuo del 7% sono indispensabili due importanti premesse. La prima è il livello di rischio molto elevato da accettare. Tradotto in perdita massima stimata nel corso del 2016 in occasione delle turbolenze dei mercati, significa che l'investitore deve essere pronto a perdere anche il 16% in poche settimane. La seconda è che, questo portafoglio, deve avere un orizzonte temporale di almeno tre anni (meglio se cinque) perché nel corso dell'anno potrebbero manifestarsi momenti di tensione che potrebbero produrre perdite non facilmente recuperabili nel corso dei mesi successivi, rendendo necessari pertanto anche 12-24 mesi per ritoccare i valori precedenti e generare i rendimenti necessari per centrare l'obiettivo del 7% su base annua. Precisati questi importanti punti, il portafoglio per questo profilo di risparmiatore è molto esposto in Borsa. In particolare, sarebbe impiegato al 20% in etf e fondi azionari Usa, al 20% in azionari area euro, al 10% in azionari Giappone e al 15% in azionari mercati emergenti. Questa componente azionaria dovrebbe riuscire a generare un rendimento annuo del 5,9% per l'intero portafoglio esponendo però il risparmiatore a perdite massime stimate superiori ai 14 punti percentuali. La parte obbligazionaria del portafoglio (25% in totale), dovrebbe invece riuscire a produrre un rendimento annuo, per l'intero portafoglio, dell'1,1% contribuendo, durante le fasi di turbolenza dei mercati, ad aumentare di ulteriori due punti percentuali le perdite massime del portafoglio. In dettaglio l'esposizione prevede un 10% in etf e fondi high yield Usa, un 10% in etf e fondi obbligazionari paesi emergenti e il restante 5% in liquidità.

In questo caso, è sconsigliato impiegare la liquidità che funge da deposito per le eventuali necessità del cliente.

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