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"Io e Orso in lotta con i curdi usati e traditi dagli americani"

Il volontario compagno dell'italiano ucciso: «Contro la supremazia aerea si può poco. Ma colpiremo Ankara»

"Io e Orso in lotta con i curdi usati e traditi dagli americani"

Paolo Andolina, nome di battaglia Pachino Azadì («Libertà») ha combattuto al fianco dei curdi dal 2016 allo scorso anno. Un volontario italiano, che la procura di Torino vorrebbe sorvegliato speciale, ma lui giura: «Ho combattuto l'Isis per la democrazia nel Nord Est della Siria. Non imbraccerei mai le armi in Italia».

Vi aspettavate l'attacco?

«I turchi minacciavano da tempo l'invasione. E fin dalla battaglia di Raqqa, la capitale dell'Isis, non mi sono mai illuso sugli americani. Ci appoggiavano militarmente pronti a mollarci al momento buono, come è avvenuto».

Ha combattuto i turchi?

«Nell'aprile 2017 i caccia di Ankara hanno bombardato il quartiere generale dell'Ypg (Unità curde di protezione del popolo, nda). Ero nella base degli internazionali e alle 3 di notte mi ha svegliato un enorme boato. Ho visto la guerra: tre secondi di fischio e poi la bomba, che esplodeva con un bagliore gigantesco».

Èpossibile resistere davanti a uno degli eserciti più forti al mondo?

«Contro la supremazia aerea, che colpisce pure i civili, possiamo fare ben poco. Però non sarà facile per i turchi penetrare nel nostro territorio su un fronte di 600 km. Le Forze democratiche siriane hanno 60mila combattenti e anche la società civile si è mobilitata. La popolazione sta creando cinture di scudi umani attorno alle città e pattuglia i quartieri, dando la caccia alle cellule dormienti. Trasformeremo il Nord Est della Siria in un campo di battaglia senza tregua. E colpiremo le installazioni militari in territorio turco con operazioni mordi e fuggi, come sta già accadendo».

Ankara vi bolla come terroristi...

«I terroristi sono i miliziani dello Stato islamico nostri prigionieri e Al Nusra, costola di Al Qaida, che ha cambiato nome, ma molti suoi reparti si sono uniti all'Esercito libero siriano, che combatte al fianco dei turchi, oppure operano autonomamente. Il leader dell'ex Al Nusra ha dichiarato che appoggia l'attacco turco».

Eri con Alessandro Orsetti, il volontario fiorentino ucciso dall'Isis nell'ultima sacca di Baghuz. Qual è la sua eredità?

«Se fosse vivo sarebbe in Siria a combattere contro l'esercito turco. Questa non è una resistenza solo per i curdi, ma pure per gli assiri cristiani e gli arabi al nostro fianco».

Ci sono ancora volontari internazionali in prima linea?

«Sì, qualche decina soprattutto inglesi, francesi e americani. Due unità stanno combattendo nella città di Serekaniye. Vorrei unirmi a loro, ma è altrettanto importante mobilitarsi pacificamente a casa nostra per convincere l'Europa a sostenerci».

Cosa chiedete dalla comunità internazionale?

«La popolazione del Rojava si sente usata e tradita dagli americani. La comunità internazionale, a cominciare dai Paesi europei come l'Italia, protesta a parole, ma poi non fa nulla di concreto per fermare la Turchia alleata della Nato. Ed Erdogan sfida l'Europa. Chiediamo all'Italia e tutti i governi europei di non finanziare più o vendere armi alla Turchia che sta portando avanti una guerra genocida».

Ci sarà un esodo di massa?

«Nel Rojava vivono in 4 milioni. Bisogna mettere nel conto un enorme numero di sfollati. Per questo ci appelliamo alle organizzazioni umanitarie che accorrano in aiuto».

Che fine faranno i terroristi dell'Isis prigionieri dei curdi?

«Il rischio è che molti jihadisti possano scappare in Europa come ha detto Trump. I turchi hanno già bombardato nei pressi di un carcere dove sono rinchiusi e c'è stata una mezza rivolta nel campo di Al Hol delle mogli e figli dell'Isis. Se arrivano i turchi i terroristi si dilegueranno. È una minaccia evidente, che abbiamo combattuto per anni. Il sangue versato anche per l'Europa, l'Occidente, l'Italia è stato inutile?».

In questa guerra per la sopravvivenza siete pronti ad allearvi con l'esercito di Damasco?

«A patto che Assad non voglia riprendersi i nostri territori chiediamo una collaborazione militare per respingere i turchi».

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