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"Io innocente, vado avanti La mia sarebbe una fuga"

Il politico azzurro: "Affronterò il processo con rito immediato. Mi fido dei giudici"

"Io innocente, vado avanti La mia sarebbe una fuga"

Mario Mantovani, s'aspettava un bentornato simile?

«Sono un po' frastornato. Nulla di nuovo dai grillini, questa canea è stata una strumentalizzazione elettorale che non appartiene alle migliori pagine della democrazia lombarda».

Le contestano di essere stato liberato per una questione formale.

«Non è stata rispettata la legge e un giudice l'ha rilevato. Sempre la legge prevede che in casi come il mio il reintegro avvenga automaticamente. È quello che il presidente del consiglio regionale ha doverosamente fatto. Non è che la legge si rispetta a seconda delle opportunità».

A suo carico ci sono accuse pesanti.

«Che respingo perché non ho commesso nulla di quanto mi viene addebitato. Nell'ordinanza di custodia cautelare la parola tangenti non compare, anche se in questi mesi i media l'hanno immancabilmente accostata al mio nome. Io ho sempre operato per la trasparenza e l'efficienza della sanità lombarda. Scriverò un libro con dati inoppugnabili su come abbiamo preservato l'eccellente qualità della migliore sanità italiana».

Che cosa risponde a chi le chiede di dimettersi?

«Non ne vedo la ragione. Non ho condanne. E sono il consigliere più votato in tutta la Lombardia».

Non era più opportuno un rientro graduale?

«Ne ho parlato in profondità con la mia famiglia, che è stata sottoposta a uno stress inimmaginabile e infangata con disonore. E mi sono confrontato con l'elettorato che mi chiedeva di proseguire nell'impegno assunto. Alla fine ho ascoltato la mia coscienza».

Ha sentito Silvio Berlusconi?

«È stato il primo a chiamarmi il giorno della scarcerazione. Anche ieri mi ha detto: vai avanti, la tua sembrerebbe una fuga».

E Maroni? Non era stato benevolo.

«In carcere sono venuti a trovarmi rappresentanti di schieramenti politici diversi. Li ringrazio tutti perché non si va a trovare un detenuto con tanta facilità. Di solito si prendono le distanze e con me non è avvenuto. Di Maroni mi ha fatto male leggere certe dichiarazioni. Penso mal riportate. Ci siamo sentiti la scorsa settimana per uno scambio di opinioni e non ha ravvisato motivi ostativi al mio ritorno».

È vero che fu intercettato anche da parlamentare?

«È quanto risulta agli atti processuali. Vorrei sottolineare che delle oltre centomila intercettazioni telefoniche effettuate, ai fini del procedimento a mio carico ne sono state considerate non più di 15».

Crede che sarebbe stato scarcerato prima se si fosse dimesso?

«Potrebbe essere. Del resto dagli incarichi di governo regionale mi sono immediatamente sospeso al momento dell'arresto, un provvedimento che continuo a ritenere inaccettabile per queste accuse, figuriamoci il suo protrarsi per sei mesi».

Lei comunque dovrà affrontare un processo.

«Lo affronterò con rispetto e fiducia. Io stesso ho chiesto di celebrarlo con rito immediato. Mi fido dei giudici.

Dovrebbero farlo anche i Cinque stelle».

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