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Ira della base: "Non abbiamo un leader"

Su blog e social militanti infuriati. Sotto accusa pure Spadafora e la Castelli

Ira della base: "Non abbiamo un leader"

La base del M5S ribolle. Il voto sulla piattaforma Rousseau, che boccia il patto (proposto da Luigi di Maio) di desistenza elettorale nelle due regioni, Emilia Romagna e Calabria, non ferma insulti e critiche ai vertici dei Cinque stelle. I più bersagliati sono, oltre al capo politico, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, e il viceministro dell'Economia Laura Castelli. Le pagine ufficiali dei componenti dell'esecutivo, ma anche il blog dei Cinque stelle, sono invase dall'indignazione dei militanti. È un'onda di malcontento che mette spalle al muro leader e ministri grillini. Una spaccatura, ormai evidente, tra elettori e vertici. Critiche che vanno dalla formulazione del quesito sulla piattaforma, tendenzioso, all'incertezza sulla linea politica. La richiesta quasi unanime è la defenestrazione del leader Di Maio. «Complimenti, che grandissima dimostrazione di democrazia diretta. Il 70% di 27mila voti e spiccioli è veramente un numero impressionante. Ora avete mandato pieno per sparire definitivamente», scrive Diego.

Duro il commento di Enrico sulla pagina ufficiale di Di Maio: «Non abbiamo un leader».

Mentre sul blog c'è chi solleva dubbi sull'esito della consultazione: «Sono io che non ho capito? Ieri - scrive Alfredo - si è votato solo per decidere se partecipare alle prossime elezioni regionali con nostre liste oppure se osservare una pausa per preparare gli stati generali? Perché i commenti stamattina sia sui giornali, sia in televisione parlano di un voto che sconfessa l'accordo di governo». Il ministro Spadafora battibecca con i seguaci. «Signor Spadafora lei non è del Movimento. E si nota. Un vero pentastellato non si ferma mai. Noi siamo orgogliosi del nostro lavoro! Noi non ci arrendiamo», scrive Mariella. E il ministro, sostenitore dell'alleanza Pd-Cinque stelle alle regionali, ribatte: «Neanche io mi fermo mai, ma a volte riflettere sulle proprie scelte non può fare che bene».

«Credo che vi siete giocati il cervello. Andate a casa volontariamente e lasciate il Movimento alla gente che ci crede. In Calabria abbiamo bisogno di gente onesta nelle istituzioni e quindi vogliamo una lista nostra», incalza Giuseppe. Sembra un tiro al piccione.

E neanche i selfie del ministro Di Maio dal tour in Sicilia riportano pace in un Movimento ormai lacerato.

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