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Ira di imprese e consumatori: arriva la sfiducia al governo

L'Istat certifica il calo, iniziato con l'esecutivo gialloverde Costruzioni e manifatture sono tra i settori più depressi

Ira di imprese e consumatori: arriva la sfiducia al governo

Gli slogan e le promesse non bastano più: i cittadini e gli imprenditori hanno perso completamente fiducia nel governo. La politica ridotta a réclame di un prodotto e le frasi ad effetto che nelle settimane scorse hanno condito i discorsi di Luigi Di Maio e del premier Giuseppe Conte: «Aboliremo la povertà» e «Sarà un anno meraviglioso» scoloriscono fino a svanire davanti alla realtà dei fatti. L'Italia sta precipitando nella recessione e i cittadini se ne sono resi conto. A certificarlo sono i dati sull'indice di fiducia dei consumatori e delle imprese. È sceso il gelo e la macchina del tempo targata gialloverde ha riportato l'Italia a 4 anni fa.

Il primo indicatore che fa riferimento ai consumatori è passato da 113,9 punti a 112,4, mentre per le imprese il calo registrato è dal 99,1 al 98,3, ai livelli di febbraio 2015. Per l'Istituto di statistica l'involuzione in negativo per le imprese è partita a luglio ovvero subito dopo l'insediamento del governo Lega-M5s e da allora la discesa non si è più fermata. Per quanto riguarda i consumatori l'analisi rileva come tutte le componenti del clima di fiducia siano in peggioramento. Il clima economico passa da 130,5 a 126,6; quello personale da 108,9 a 108,2; il clima corrente scende da 112,4 a 109,4 e il clima futuro si contrae da 117,4 a 116,9. Per quanto riguarda il settore delle imprese soffrono la manifattura e i servizi, qui l'indice cala passando rispettivamente da 102,0 a 101,7 e da 98,6 a 98,3. Non stupisce che vada ancora peggio nel settore delle costruzioni che registrano un calo consistente, da 139,2 a 135,5. E come potrebbe esser altrimenti con decine di cantieri congelati? Unica eccezione il commercio al dettaglio, dove l'indice aumenta da 102,9 a 105,4. L'Istat sottolinea «il persistere di prospettive deboli tra gli operatori economici». Ma quali saranno le conseguenze di questo calo di fiducia? Per Confcommercio non ci sono dubbi: aumento delle tasse. «Quando verranno al pettine i nodi di finanza pubblica intrecciati con il peggioramento di Pil rispetto alle previsioni ufficiali, - scrive in una nota Confcommercio - sarà complicato evitare dolorosi aggiustamenti di rotta, alla luce delle rafforzate clausole di salvaguardia sull'Iva previste per il prossimo gennaio».

Preoccupazioni espresse anche da Confesercenti. «A febbraio l'indice dei consumatori si colloca sul livello più basso negli ultimi 18 mesi. - è la nota dell'associazione- Un risultato su cui pesa evidentemente l'incubo recessione: la raffica di revisioni al ribasso delle previsioni di crescita dell'economia ha portato a una revisione del giudizio delle famiglie sul clima economico». E non è sufficiente, prosegue Confesercenti la nota positiva del commercio che va confermata «nei prossimi mesi e non basta a trainare in territorio positivo il clima di fiducia delle imprese». Quello che serve è invece «un piano per la crescita» non nuove tasse, conclude.

Ma dal ministro per lo Sviluppo Economico Di Maio, arrivano solo altre promesse: «Faremo di tutto per far aumentare la fiducia, abbiamo davanti 4 anni».

Decisamente troppi per imprese e cittadini in difficoltà.

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