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Iran, nuove sanzioni dagli Usa. Colpito l'ayatollah Khamenei

La Guida Suprema non potrà accedere ai servizi finanziari che sono nella giurisdizione americana

Iran, nuove sanzioni dagli Usa. Colpito l'ayatollah Khamenei

New York Donald Trump mantiene la promessa e fa scattare nuove pesanti sanzioni economiche contro l'Iran in risposta all'abbattimento del drone della settimana scorsa. Il presidente americano ha firmato un ordine esecutivo con cui impone misure restrittive al Leader Supremo, l'Ayatollah Ali Khamenei, visto come il vero ostacolo a qualunque tipo di dialogo. «Teheran deve smetterla di sponsorizzare il terrorismo. Abbiamo dimostrato parecchia moderazione, questo non significa che faremo lo stesso in futuro», ha detto il tycoon alla Casa Bianca. «Non cerchiamo un conflitto con l'Iran, ma non possiamo consentire che abbia armi nucleari». Per farlo, l'intenzione è di «continuare ad aumentare la pressione» proseguendo sulla strada che ha già portato allo stremo l'economia iraniana, colpendo soprattutto le esportazioni di petrolio: le nuove sanzioni, a suo parere, rappresentano una «risposta forte e proporzionata» alle azioni della Repubblica Islamica. L'Ayatollah Ali Khamenei è «responsabile per la condotta ostile del suo paese», ha spiegato Trump: con le nuove misure restrittive, lui e il suo entourage non potranno accedere a servizi finanziari che sono nella giurisdizione americana. Il segretario al Tesoro Steve Mnuchin ha precisato che saranno «bloccati altri miliardi di dollari di risorse» che sostengono il Leader Supremo, ed entro la fine della settimana ad essere raggiunto da sanzioni specifiche potrebbe essere anche il ministro degli Esteri Javad Zarif. Per Trump «la richiesta degli Stati Uniti è semplice: niente armi nucleari e nessuna sponsorizzazione del terrorismo». «La Cina ottiene il 91% del suo petrolio dallo stretto di Hormuz, il Giappone il 62% - ha scritto su Twitter - Stiamo proteggendo le rotte di navigazione per altri paesi senza ricevere compenso - ha aggiunto - Tutti questi paesi dovrebbero proteggere le loro navi in quello che è sempre stato un viaggio pericoloso. Noi non abbiamo neanche bisogno di essere lì perché gli Usa sono diventati di gran lunga il maggior produttore di energia al mondo». Il Commander in Chief, comunque, spera ancora di riuscire ad arrivare ad un'intesa con la Repubblica Islamica. «Ci piacerebbe essere in grado di siglare un accordo - ha detto - Teheran, come la Corea del Nord, ha un grande potenziale». Nei giorni scorsi, The Donald aveva persino adattato il suo celebre slogan, affermando «Let's make Iran great again», «facciamo di nuovo grande l'Iran». Mentre a New York si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per discutere la crisi nel Golfo, una dura critica alla nuova mossa di Trump è arrivata da Mosca, secondo cui l'inasprimento delle sanzioni è «un riflesso della deliberata e intenzionale politica di escalation» di Washington. Per il vice ministro degli Esteri, Serghei Ryabkov, «tutte queste azioni sono totalmente controproducenti e pericolose». L'Iran, da parte sua, ha avvertito che è in grado di abbattere altri droni spia americani se l'attuale situazione di stallo tra i due paesi non si riuscirà a risolvere con la diplomazia. «Tutti hanno visto l'abbattimento del velivolo senza pilota - ha affermato il contrammiraglio della Marina iraniana, Hossein Khanzadi - Posso assicurare che questa ferma risposta può essere ripetuta, e il nemico lo sa». Teheran ha poi lasciato intendere che è aperta a colloqui con gli Usa, ma con condizioni rigorose. Anzitutto, la revoca delle sanzioni.

Hesameddin Ashena, consigliere del presidente Hassan Rohani, ha fatto sapere inoltre che «gli Stati Uniti dovrebbero offrire qualcosa cha va oltre l'accordo sul nucleare, con garanzie internazionali».

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