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Iran, tutti contro gli Usa. Con un occhio ai soldi

Ue, Russia e Cina: «La scelta americana non minerà l'accordo». E Macron andrà a Teheran

Iran, tutti contro gli Usa. Con un occhio ai soldi

Dopo l'annuncio di venerdì di Trump di non certificare l'accordo nucleare con l'Iran, si è subito levato un fuoco di sbarramento serratissimo da parte di tutti gli attori coinvolti, lesti a dichiarare che l'accordo rimarrà in piedi anche se gli Stati Uniti decideranno di uscire. Ieri Macron ha comunicato di accettare l'invito iraniano di recarsi a Teheran, primo presidente francese dai tempi di Giscard d'Estaing nel 1976. L'Eliseo ha commentato che nessuna decisione unilaterale da parte degli Stati Uniti minerà l'accordo, che l'«Europa continuerà a rispettare».

Tanta solerzia da parte francese risponde al preciso obiettivo di difendere i propri interessi economici, che subito Parigi ha saputo rilanciare dopo l'estate del 2015, quando venne siglato l'accordo. Qualche esempio: Renault ai primi di agosto ha investito 750 milioni di dollari per potenziare uno stabilimento in joint venture che arriverà a produrre fino a 300.000 auto. Anche Psa ha perfezionato accordi simili. Total ha messo 1 miliardo di dollari nello sfruttamento del giacimento di gas di South Pars assieme all'iraniana Petropars e ai cinesi della China National Petroleum Corporation.

Cinesi che a loro volta hanno affermato come l'accordo sia «importante per garantire il principio di non proliferazione, la pace e la stabilità nella regione». Con un occhio rivolto verso lo sviluppo della Belt and Road Initiative, il progetto geopolitico di Pechino che mira a collegare la Cina con l'Europa attraverso gli immensi territori dell'Asia Centrale.

La Germania, che quest'anno porterà l'interscambio commerciale con l'Iran a circa 5 miliardi di euro, con rosee previsioni di crescita nel futuro, subito dopo l'annuncio di Trump ha sottoscritto con Londra e Parigi una dichiarazione congiunta per difendere l'accordo che «rappresenta l'apice di 13 anni di diplomazia ed è un grande passo verso l'assicurazione che il programma nucleare iraniano non sia utilizzato a fini militari».

La Russia, che ha con l'Iran intensissimi accordi nel campo energico e militare e ora condivide comuni interessi strategici in Siria, sostenendo entrambi Bashar al-Assad, tramite il vice ministro degli esteri ha ieri dichiarato che «farà il possibile perché l'accordo non sia contrastato: è un accordo utile, che funziona ed efficace». Ciascuno cerca di difendere i propri interessi, chi lisciando il pelo al proprio elettorato, chi guardando il portafoglio. Israele, preoccupato che l'attuale accordo con l'Iran ha una durata decennale dopodiché si ricomincia da capo, ha elogiato la decisione di Trump. E l'Italia? Gli interessi anche per noi sono grandissimi: accordi già sottoscritti nell'energia, nei trasporti, nelle infrastrutture per quasi 20 miliardi.

Ora rimessi in forte dubbio.

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