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Isis in Libia più veloce dell'Onu: le foto inedite dell'avanzata

Ecco la colonna dei tagliagole verso Sirte, cuore del petrolio. Intanto in città entrano anche le milizie rivali dei Fratelli musulmani. In fuga la popolazione

Isis in Libia più veloce dell'Onu: le foto inedite dell'avanzata

La colonna di cento mezzi pesantemente armati con le bandiere nere del Califfo al vento è immortalata nel deserto durante l'avanzata verso Sirte, l'ultima conquista dello Stato islamico. La decina di foto propagandistiche inedite sono scattate in Libia, ma riecheggiano l'avanzata vittoriosa dei tagliagole jihadisti della scorsa estate a Mosul, diventata la loro capitale in Iraq.

Ben più ad ovest, sulle coste libiche, i seguaci del Califfo adottano lo stesso copione. Non solo le foto di una lunga colonna di mezzi nel deserto, ma pure bandiere nere sventolanti con i miliziani sui fuoristrada che spalleggiano i lancia razzi. Abbracci con i locali o file di gente, bambini e adolescenti che sembrano incuriositi dai nuovi arrivati. Fra le immagini della conquista libica anche uno scatto di miliziani mascherati ed in divisa nera, che prendono a picconate la testa di cavallo di un monumento. La foto viene da Derna, città della Cirenaica, roccaforte dello Stato islamico, che ha aderito al Califfato.

Oltre agli scatti vittoriosi i tagliagole stanno adottando un tremendo inno, che ha esordito come sottofondo del video della decapitazione dei 21 cristiani copti egiziani. “Verremo da voi per lo sgozzamento, la morte, la paura e il silenzio” è una delle strofe. “E' il tempo della vendetta - continua l'inno - Abbiamo riempito bottiglie di sangue rosso dai colli che abbiamo tagliato”. Il tutto mandato in onda da radio Sirte appena occupata.

La colonna del Califfato immortalata nel deserto ha conquistato all'inizio di febbraio Nofaliya imponendo un emiro. Poi si è aperta la strada vero Sirte dove gli infiltrati dello Stato islamico avevano già fatto chiudere i negozi che vendevano sigarette, eliminato i manichini in vetrina e lanciato bombe ai barbieri. Il Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, avrebbe inviato a Sirte veterani e plenipotenzari per consolidare la conquista vicino ai gangli petroliferi della Libia.

Non a caso verso Sirte stanno marciando gli stessi miliziani di Alba libica, che appoggia il governo non riconosciuto di Tripoli guidato dai Fratelli musulmani e appoggiato dalle baionette di Misurata. Un portavoce della Brigata 166 proveniente da Misurata ha dichiarato che i seguaci del Califfo starebbero bloccando la popolazione in fuga da Sirte con l'obiettivo di usare i civili come scudi umani.

Ieri i caccia egiziani hanno martellato Derna bombardando dieci obiettivi dello Stato islamico. Il governo del Cairo non ha escluso l'invio di truppe di terra per evacuare le migliaia di lavoratori egiziani in Libia. Nelle ultime ore è stata confermata la notizia che i tagliagole del Califfato hanno nelle loro mani altri 35 ostaggi con il passaporto del Cairo compresi 7 cristiani. Il presidente Abdel Fattah al Sisi si è rivolto al Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si riunisce oggi sulla crisi libica, per chiedere una risoluzione che autorizzi un intervento internazionale.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha parlato ieri al telefono con il presidente francese Francois Hollande. “Piena identità di vedute” fra Francia ed Italia sulla centralità dell'iniziativa diplomatica da mettere in campo per la Libia.

Sul terreno si profila “il blocco totale delle forniture e della piena operatività petrolifera italiana in territorio libico. Tutti i giacimenti sono a rischio. La situazione è fuori controllo” lancia l'allarme Michele Marsiglia, presidente della FederPetroli Italia. Lo Stato islamico fa proseliti anche fra i parenti del colonnello Gheddafi, come il cugino Qadaif al Damm.

Contro l'intervento militare internazionale si schierano nettamente i palestinesi di Hamas. Salah al-Bardawil, dirigente del movimento islamico nella striscia di Gaza, lo bolla come “una nuova crociata contro i paesi arabi e musulmani”.

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