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Istituzioni, coop e imprese: chi finanzia Italianieuropei

Il bilancio non è pubblico. Barca sfida D'Alema: "Faccia i nomi di tutti i donatori". Ecco chi finanzia la sua fondazione

Istituzioni, coop e imprese: chi finanzia Italianieuropei

"... È molto più utile investire negli Italiani Europei dove D'Alema sta per diventare commissario europeo, capito... D'Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose...". È il brano di un dialogo intercettato tra Francesco Simone e Nicola Verrini, due degli arrestati nell'ambito dell'inchiesta sulle opere di metanizzazione che hanno interessato i comuni dell'isola di Ischia. È la prima conversazione, riportata nell'ordinanza di custodia, nella quale si fa riferimento a Massimo D'Alema. Ed è il gip Amelia Primavera a sottolineare come per "comprendere fino in fondo e per delineare in maniera completa il sistema affaristico organizzato e gestito dalla Cpl Concordia, appare rilevante soffermarsi sui rapporti intrattenuti tra i vertici della cooperativa e l'esponente politico che è stato per anni il leader dello schieramento politico di riferimento per la stessa Cpl Concordia, che è tra le più antiche cosiddette cooperative rosse". Rapporti che passano anche attraverso la fondazione dell'ex premier: Italianieuropei.

Che peso ha economicamente e politicamente la fondazione di D'Alema? Difficile a dirlo con esattezza. Come riporta la Stampa, Italianieuropei può contare su un fatto di 1,2 milioni di euro. La maggior parte di questo bottino viene portato a casa dalla pubblicità che, nonostante la crisi dell'editoria e gli appena mille abbonati alla rivista di riferimento della fondazione, tiene botta. Come aveva spiegato il segretario Andrea Peruzy, agli inserzionisti vengono proposti pacchetti da 30mila euro. Tra questi troviamo Mps, Enel, Eni, Unicredit, Rai e Aeroporti di Roma. Tanto per citarne alcuni. La lista è lunga. La struttura, però, costa. Nell'ultimo triennio, per esempio, la Solaris, la srl che pubblica i libri e le riviste della fondazione, ha chiuso in negativo: meno 115mila euro nel 2011, meno 214mila euro nel 2012 e meno 154mila euro nel 2013. Ogni volta il buco è stato ripianato dalla fondazione.

Negli ultimi giorni sono crescite le pressioni su D'Alema per capire da dove arrivano i soldi che "gonfiano" le casse di Italianieuropei. "D'Alema faccia i nomi di tutti i suoi donatori - tuona il piddì Fabrizio Barca - così si potrebbe tramutare una cosa sgradevolissima in una grande sfida". Di questi nomi si sa poco è niente. Come ricostruisce la Stampa, i primi finanziatori furono poco più di una ventina. Misero insieme un miliardo di lire: 103mila euro dalla Lega delle Coop guidata da Ivano Barberini, 100mila euro dalla Cooperativa estense, 50mila euro dall'Associazione nazionale delle cooperative e dalla Lega coop di Modena, 25mila euro dalla Lega coop di Imola. E ancora: la Romed di Carlo De Benedetti, la Fiat e la Pirelli. Cifre che variavano dai 25 agli 80mila euro. Non mancavano certo imprenditori come Guidalberto Guidi, gli Angelucci, Francesco Micheli, Vittorio Merloni, Alfio Marchini, Claudio Cavazza e Giuseppe Clementi.

Italianieuropei non è una fondazione ad appannaggio di D'Alema. Nel comitato di indirizzo siedono infatti politici come Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro, Ignazio Marino e Franco Marini. Negli ultimi anni i finanziamenti si sono ridotti. Ma, stando a quanto riportato dalla Stampa, ancora nel 2012 veniva finanziata da Finmeccanica e Poste con cifre oltre i 25mila euro. Tra gli inserzionisti della rivista, invece, troviamo ancora Piaggio, Fs, British american tocacco e, appunto, Finmeccanica.

"Stiamo valutando le modalità con cui rendere noti i nomi dei nostri sostenitori - ha spiegato nei giorni scorsi la portavoce Daniela Reggiani - naturalmente nel rispetto della normativa e della loro privacy".

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