Cronache

"In Italia ancora disparità di accesso per l'interruzione della gravidanza"

Il servizio sanitario non è in grado di applicare la legge 194

"In Italia ancora disparità di accesso per l'interruzione della gravidanza"

Roma - Violati i diritti delle donne. Il servizio sanitario italiano non garantisce parità di accesso all'interruzione di gravidanza in tutte le regioni e non tutela la salute della donna, costretta spesso a migrare da un'ospedale all'altro per mancanza di medici non obiettori. Non è la prima volta che il Comitato per i diritti sociali del Consiglio d'Europa si pronuncia con una condanna per il nostro Paese che non è in grado di garantire quello che la 194, la legge sull'aborto, invece promette di assicurare nel caso in cui si decida di procedere all'interruzione di gravidanza. Le violazioni della Carta sociale europea erano già stata riscontrate nel 2016, dopo il ricorso collettivo della Cgil sull'applicazione della legge 194.

«Nonostante la situazione sembri migliorata, permangono considerevoli disparità d'accesso all'interruzione di gravidanza a livello locale» denuncia Strasburgo che poi focalizza l'attenzione anche sulla situazione difficile dei medici non obiettori spesso sottoposti a pressioni morali da parte di associazioni e colleghi obiettori di coscienza contrari all'aborto. «L'Italia non ha dato informazioni sulle misure prese per prevenire atti di molestia morale contro i medici non obiettori di coscienza», osserva il Comitato per i diritti sociali.

L'Associazione Luca Coscioni sottolinea che la 194 si conferma «la norma più disapplicata del nostro ordinamento, e il ricorso distorto all'obiezione di coscienza contrasta palesemente con questo dettato».

Filomena Gallo, segretario dell'Associazione ribadisce le cifre. «Il fronte dell'obiezione di coscienza si mantiene al 68.4 per cento di obiettori tra i ginecologi e il 45.6 degli anestesisti: noi non pensiamo che la legge 194 sia sotto attacco ma che da sempre, ossia da 40 anni, semplicemente non venga applicata». E anche per Strasburgo è inaccettabile che il numero dei non obiettori sia insufficiente e soprattutto che la salute della donna venga messa a rischio quando si vede costretta migrare da una struttura ospedaliera all'altra «a caccia» di un medico non obiettore.

Per la Gallo «lo Stato deve garantire che una donna che si reca in ospedale abbia l'opportunità di trovare sia un medico obiettore che uno non-obiettore nello stesso turno: anche l'ultima relazione evidenza dati di obiezione di coscienza davvero preoccupanti, che inoltre mettono in luce la difficoltà dei professionisti non obiettori a farsi carico dell'enorme mole di lavoro che riguarda l'interruzione di gravidanza».

Entro ottobre 2019 l'Italia dovrà fornire al Comitato informazioni «sulle misure adottate per garantire che gli operatori non obiettori siano distribuiti in modo più uniforme in tutto il paese e siano effettivamente disponibili nei servizi di aborto».

Commenti