In Italia ci si sposa di più (anche perchè adesso si fa presto a divorziare)
15 Novembre 2016 - 09:33Boom di matrimoni e addii: così andare a nozze, in tempi precari, è tornato un valore
Ci si sposa di più perché tanto si divorzia più in fretta. Questo dice la lettura più cinica degli ultimi dati Istat, che comunque qualche ragione potrebbe anche averla. Perché è vero che in Italia, nel 2015, sono stati celebrati 194.377 matrimoni (quindi 4.600 in più rispetto all'anno precedente), ma è altrettanto vero che in Italia, nel 2015, sono stati sanciti 82.469 divorzi, (quindi il 57% in più rispetto al 2014).
Forse la gente si sposa con più facilità perché con più facilità dal matrimonio può uscirsene. Il divorzio breve è più snello, economico e indolore del divorzio tradizionale. O almeno così dovrebbe essere, se non altro sulla carta. Anche se poi... per chi non sa lasciarsi è lungo anche quello breve e non c'è scorciatoia burocratica o pratica disinfettata che incoraggi, plachi o rassicuri. Strappi, insulti e lotte per seppellire quello che a quel punto sembra, comunque, un rito incivile. Mentre per chi ha stile, e pace ed equilibrio e sensi anestetizzati, anche la trafila più logorante fila via rapida e indolore. Ognuno fa caso a sè. Perciò non sappiamo se possiamo davvero dar retta alla lettura più cinica dei dati Istat. E allora, di lettura, ce ne siamo fatti venire in mente un'altra. Ovviamente ancora più cinica.
La gente è tornata a sposarsi perché la società è tornata a far sentire diverso chi non lo è. Sappiamo che può sembrare paradossale, o addirittura scentrato sostenere una cosa del genere nell'era delle unioni di fatto, e di un'altra dozzina di opzioni legali e sociali rispetto all'unione classica, ma se ci pensate è meno paradossale di quanto sembri. Davanti a una cornucopia di alternative al matrimonio (che servono a omologare la gente a chi lo ha contratto), è logico che il matrimonio torni ad essere un valore. È logico che sia al matrimonio ciò a cui la gente torni ad aspirare. Perché c'è «Il Matrimonio», e poi c'è il resto, che è simile ma non è uguale. É «quasi come», ma non è «quello». Perché siamo onesti: il «come se», non è.
A noi potete credere perché noi lo sappiamo benissimo. Ci siamo sposati a pochi istanti dalla menopausa, dopo cent'anni di turbolenze e addii, dopo un figlio, dopo milioni di vacanze e di feste di Natali, e di riunioni di famiglia e di cene con gli amici e di chissà cos'altro. Durante i quali, comunque e sempre e inevitabilmente, noi eravamo «altro». C'erano le mogli, le famiglie regolari, i figli degli altri, e poi c'eravamo noi. Perché «come se» un corno. Siamo nel 2016 ma tocca vedersi negli occhi degli altri per capire a che punto stiamo davvero. L'ultimo anello di fidanzamento che abbiamo ricevuto dallo stesso uomo (i primi due erano bellissimi ma non sono andati a buon fine), è stato un rumorosissimo campanaccio. Prima di tutto perché di comprare anelli era purtroppo arcistufo, secondo perché i primi due non avevano evidentemente portato buono, terzo perché un campanaccio era perfetto per il rabbioso adagio con cui avevamo preso a rispondere a quanti, con ironia o supponenza, ci chiedessero «ah... ma non siete sposati?..»: «No. Sono una mucca senza campanaccio!».
La realtà è che la gente è tornata a sposarsi perché nel 2016, il vero campanaccio d'appartenenza è una fede al dito.