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Italia, governo sotto assedio Juncker: "Ministri bugiardi"

Ormai è accerchiamento: Ocse, Fmi e il presidente della Commissione Ue all'attacco dell'esecutivo sulla crescita

Italia, governo sotto assedio Juncker: "Ministri bugiardi"

Il mondo ci osserva, e lo sguardo non è quello benevolo che si concede ai bambini un po' ribelli. L'indulgenza mal si accorda, del resto, con previsioni di crescita ritenute sgangherate, con misure di rilancio considerate più dannose che inutili e conti che non tornano. Al punto che Jean-Claude Juncker ha ieri rottamato l'aplomb della diplomazia per sparare ad alzo zero su «un certo numero di ministri italiani» che «barano» perché «mentono ai cittadini sul sostegno all'Italia dell'Unione Europea. Nel complesso, sono 130 miliardi di euro: c'è un italiano, uno solo che lo sa?».

Le esternazioni del presidente della Commissione Ue, ieri in visita a Roma, danno la misura del livello di tensione verso l'Italia dopo che, per mesi, le principali organizzazioni nazionali e internazionali hanno cercato di far capire al governo quanto la stima di un aumento del Pil 2019 dell'1,5% fosse irrealistica. L'esecutivo gialloverde ha aspettato fino a novembre per tagliare la previsione all'1%, quando sia Bankitalia sia il Fondo monetario internazionale già non andavano oltre un +0,6%. Circa quattro mesi dopo, l'Ocse ci condanna a chiudere quest'anno in recessione (-0,2%), mentre da Christine Largarde, capo del Fmi, è arrivato ieri il monito: a fronte di una stretta delle condizioni finanziarie, a rischiare sono i Paesi con più elevato indebitamento. E l'Italia, con il rapporto debito-Pil che veleggia sopra il 130%, è sicuramente tra questi.

Il premier Giuseppe Conte sostiene che il governo «aveva previsto il rallentamento economico». La tardiva correzione dell'outlook e l'accento posto sull'«anno meraviglioso» che si prospettava, sembrano raccontare il contrario. E altri dubbi sorgono sulla definizione di «manovra espansiva» data da Conte dopo che l'Ocse ne ha bocciato lunedì scorso i due punti cardine, quota 100 e reddito di cittadinanza. Il presidente del Consiglio ha avuto ieri un colloquio con Angel Gurria, segretario dell'organizzazione parigina, al quale ha fatto presente come proprio i due capisaldi contestati faranno da volano ai consumi. Di fatto, Conte rimprovera all'Ocse di non aver valutato «in maniera appropriata l'articolato piano di riforme strutturali». «Siamo convintissimi delle scelte economiche che stiamo facendo. I risultati ovviamente si vedranno nei prossimi mesi», ha poi aggiunto il vicepremier Matteo Salvini.

Il punto su cui divergono le analisi di Palazzo Chigi rispetto a quelle dei principali osservatori mondiali è questo: Conte è convinto che la frenata dell'Italia sia imputabile agli effetti derivanti dalla guerra dei dazi. Questa posizione è stata espressa a Juncker, che però la pensa diversamente. Dicendosi «un po' inquieto di vedere che l'economia italiana non cessa di regredire», il presidente della Commissione Ue ha esortato il governo a mettere in campo «tutti gli sforzi supplementari per mantenere viva la crescita», lasciando intendere come potrebbe rendersi necessaria una manovra-bis. Conte propone invece una diversa ricetta: i Paesi con margini di manovra sul versante fiscale - sostiene - dovrebbero usare questo spazio per stimolare la domanda interna e per permettere all'Europa di crescere a pieno potenziale. Improbabile che la Germania, tra i pochi ad avere un cospicuo surplus di bilancio, sia d'accordo. A Bruxelles seguono intanto con preoccupazione il rallentamento delle maggiori economie, e «specialmente dell'Italia».

Così, appare sempre più probabile un taglio in maggio alle previsioni sulla crescita dell'Eurozona.

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