Cronache

Italia Paese di asini (e più infelice)

Siamo scivolati al trentesimo posto. La causa: il crollo dell'istruzione

Italia Paese di asini (e più infelice)

Roma - Il Paese dove si vive meglio? È la Norvegia: poco più di 5 milioni di abitanti e un reddito pro capite di 71mila euro rendono il regno scandinavo il numero uno al mondo per qualità della vita. È quanto rivela l'edizione 2018 del rapporto Seda (acronimo inglese di valutazione dello sviluppo economico sostenibile) secondo cui la Norvegia è la nazione «più efficiente nel trasformare il reddito in benessere». Al secondo posto si trova la Svizzera seguita dalla piccola Islanda.

In questa classifica la grandezza e la forza economica non fanno rima con qualità del vivere. Tant'è vero che la Germania è solo 12ma, mentre gli Usa sono 17mi seguiti dalla Gran Bretagna. L'Italia si trova nel gruppo di coda delle economie sviluppate al 30mo posto, in salita di un gradino sull'anno scorso grazie al miglioramento della crescita economica ma indietro di ben 5 posti rispetto all'inizio della rilevazione nel 2009. Che cosa ha deteriorato la valutazione dell'Italia? Non si tratta solo della recessione in quanto devastatrice del tessuto economico in virtù della maggiore disoccupazione, ma anche e soprattutto dell'istruzione, un comparto nel quale l'Italia ha perso ben otto posizioni. Insomma, la crisi ha impoverito il Paese culturalmente più che a livello di reddito pro-capite. Infatti proprio l'incapacità di crescere sotto i punti di vista meno legati all'aspetto puramente patrimoniale fa sì che la Polonia ormai ci talloni da vicino in questa graduatoria.

Il messaggio che arriva da Boston Consulting Group è relativo proprio alla necessità di attuare politiche che inneschino un circolo virtuoso. La classifica Seda analizza 40 indicatori (tra i quali: reddito, istruzione, salute, infrastrutture, politiche ambientali) assegnando un punteggio ogni anno che viene rapportato con il reddito nazionale lordo pro capite. Da questo confronto si calcola un coefficiente che rappresenta appunto la capacità di convertire la ricchezza prodotta in un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Un coefficiente Seda superiore a 1 significa che le politiche in campo sopperiscono a eventuali carenze del sistema produttivo. al contrario, quando è inferiore a 1 si registra una dispersione di ricchezza. Ebbene l'Italia ha un coefficiente Seda pari a 0,90 e inferiore sia a quello della Polonia (1,22) che a quello della Corea del Sud (1,06) che sono più indietro nella classifica generale.

Il declino è irreversibile? Secondo l'analisi di Boston Consulting Group, i Paesi sviluppati devono investire su istruzione e occupazione che, casualmente, sono le aree in cui il nostro Paese soffre maggiormente. Analogamente, grande importanza viene attribuita allo sviluppo infrastrutturale sul quale si dovrebbero concentrare gli investimenti pubblici senza privilegiare l'erogazione indistinta di sussidi o l'eccessivo rigore nella riduzione del debito pubblico.

Un suggerimento che appare molto poco in linea con il governo giallo-verde.

Commenti