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"Italia zavorra d'Europa" Anche la stampa estera mette Renzi nel mirino

Allarme del "Wall Street Journal": "Ora il voto sul referendum è più importante della Brexit"

"Italia zavorra d'Europa" Anche la stampa estera mette Renzi nel mirino

A giugno le banche italiane vestite da cenerentole degli stress test occupano le prime pagine del Financial Times. All'inizio di luglio l'Economist dedica la copertina al premier alla guida del pullman tricolore in bilico su un burrone. Ad agosto, la temperatura negli articoli dedicati al nostro Paese dalle principali testate straniere non accenna a diminuire. Anzi, si fa infuocata.

Per il Wall Street Journal, «L'Italia sta provocando crescenti mal di pancia nell'Unione europea», il referendum costituzionale d'autunno è addirittura «più importante del voto sulla Brexit» e più cruciale delle riforme economiche e fiscali che Renzi potrebbe mettere in campo. «La politica è la chiave», scrive il quotidiano Usa che vede il nostro Paese come una pericolosa zavorra per il vecchio Continente. Anche per il sito americano Quartz, il referendum si sta trasformando in un voto di fiducia nella leadership di Renzi, che «è salito al potere due anni fa promettendo di far uscire l'Italia dal suo lungo periodo di depressione». Ma «nonostante una quantità senza precedenti di stimoli da parte della Bce, la ripresa ancora non si vede».

Da questa parte dell'oceano anche per lo spagnolo El Paìs l'Italia è «la malata d'Europa», mentre il quotidiano francese Le Monde si chiede «perché Matteo Renzi non riesce a raddrizzare l'economia italiana». L'ultimo allarme è suonato venerdì 12 agosto con i dati sul Pil fermo al palo. In un articolo pubblicato tre giorni dopo, il Financial Times invoca un «poderoso stimolo» all'economia per scongiurare la deflazione, suggerisce di «accelerare il taglio delle tasse sul reddito su vasta scala nel 2018» e punta il dito sul rallentamento della produttività legislativa di Renzi.

Alla crescita zero si accompagna un calo dell'export, nonostante la debolezza dell'euro sul dollaro, mentre il debito pubblico è al massimo storico (e «l'aggiunta della deflazione renderà più arduo per l'Italia rientrare nei parametri fiscali» ordinati da Bruxelles, scrive l'Ft), la disoccupazione torna a salire e manca ancora all'appello una svolta decisiva per il rilancio delle banche italiane.

Si tratta solamente di sintesi giornalistiche, di canicola mediatica alimentata dai «gufi» speculatori che aleggiano sui mercati, o il timore degli osservatori stranieri è reale? Le banche italiche sono, al momento, quello che era la Grecia un anno fa o lo spread a 552 punti nel 2011. Con una differenza però: dentro (e anche intorno considerando le obbligazioni subordinate vendute al pubblico) ci sono i nostri risparmi. Roma non è Atene, ma in assenza di correttivi si rischia uno stillicidio lento che potrebbe durare molti anni e finire in una balcanizzazione. Ovvero un'instabilità endemica e contagiosa per l'Europa. Contagio che spaventa gli osservatori stranieri, per i quali se Renzi perde la partita referendaria cade il governo, e se cade il governo si andrà ad elezioni che - in assenza di contrappesi politici interni al Pd - presumibilmente vedrebbero una risicata vittoria dei Cinque Stelle con una o tutte e due le camere ingovernabili. L'alternativa potrebbe essere un governo «tecnico».

Peraltro, nella calda estate dello spread del 2011, fu proprio un quotidiano straniero - l'edizione tedesca del Financial Times - a lanciare ufficialmente Mario Monti come l'anti-Berlusconi. Meglio quindi monitorare con attenzione le eventuali candidature che potrebbero spuntare sulla stampa internazionale nei prossimi mesi.

Sperando di non dover recitare lo stesso copione della Grecia, dove alla fine a dare gli ordini sono stati i «tecnici» della troika.

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