Cronache

È italiana la nuova mano robotica Ridà il 90% delle funzionalità

Disponibile dal 2019, costa il 30% meno di altri dispositivi

È italiana la nuova mano robotica Ridà il 90% delle funzionalità

Sara Mauri

«Bisogna volere l'impossibile, affinché l'impossibile accada». Lo diceva Eraclito, ed è una cosa vera. Quando siamo delusi, la speranza argina i nostri spettri e ci consola. Se siamo malati speriamo di guarire, se siamo tristi speriamo di sorridere di nuovo, se siamo stati abbandonati speriamo di ritrovare fiducia nel domani. Adesso abbiamo la mano bionica, ridarà nuova speranza alle persone che hanno subito un'amputazione.

La mano robotica è reale e si chiama Hannes, come Hannes Schmidl, il professore che ha dato luce all'attività di ricerca protesica e padre della prima protesi mioelettrica, creata nel 1965. Hannes promette molto: i pazienti potranno riuscire a recuperare il 90% delle funzionalità dell'arto perduto. Un passo in avanti considerevole, nella robotica e nella qualità della vita delle persone. La nuova mano, sviluppata da Rahab Technologies Lab, nato nel 2013, un laboratorio nato dalla collaborazione tra Inail e l'Istituto italiano di tecnologia, è stata presentata ieri in una conferenza stampa a Roma e sarà disponibile dal 2019. Diversa da tutti gli arti bionici costruiti finora, avrà più autonomia della batteria, che durerà una giornata intera, più capacità e più presa. Senza bisogno di intervento chirurgico invasivo, si potrà utilizzare con più facilità. «Si adatta perfettamente all'oggetto che io cerco di afferrare, è questa la principale differenza rispetto a tutte le altre protesi», dice Marco Zambelli che è stato uno dei primi pazienti a testare Hannes e che aveva perso la sua mano a 16 anni. Il sistema di controllo è di tipo mioelettrico: significa che Hannes, per funzionare, sfrutta gli impulsi elettrici che provengono dalle contrazioni dei muscoli della parte residua dell'arto.

Questa protesi sarà anche più economica. Si parla del 30% in meno rispetto ai dispositivi già in commercio. Costruita perché i pazienti la sentano parte di loro e non come un elemento estraneo. Per questo, molta importanza è stata data al peso. La parte meccanica è stata studiata per rendere fluidi i movimenti, come se si trattasse di una mano reale. Hannes è poliarticolata, per garantire la naturalezza dei gesti. Le dita si muovano attraverso il sistema Dynamic Adaptive Grasp (DAG) e si adattano agli oggetti e alle forme, possono afferrare anche cose sottili come fogli di carta o carte di credito, piccole come un chiodo o una penna, sollevare cose pesanti fino a 15 kg di peso, possono sembrare dita naturali anche a riposo, seguendo tutti i tipi di presa che utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Anche il polso è snodato e consente anche il movimento rotatorio. Ma la strada non finisce qui, perché si pensa già al futuro: protesi per spalle, braccia e gambe e un esoscheletro per la mobilità dei paraplegici. Secondo Paulo Coelho «l'ora più buia è quella che precede il sorgere del sole».

Ma quando una speranza si trasforma in certezza, il futuro diventa già migliore.

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