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Italiani oppressi dalle tasse: sempre più pagamenti a rate

I dati arrivano da Equitalia, solo a luglio 156mila contribuenti hanno chiesto di dilazionare le imposte. E la pressione fiscale raggiunge il record del 44%

RomaSpecchio dei tempi, spettro della crisi. Prima con le rate gli italiani compravano l'auto, i mobili, la tv. Poi, con sempre meno soldi in tasca, anche le cure mediche: lo ha fatto un italiano su cinque, secondo l'ultimo Rapporto Italia dell'Eurispes.

Ora arriva da Equitalia la conferma che il Belpaese ha il fiato corto e i conti in rosso. A luglio, rivela la società esattrice, 156mila italiani hanno chiesto di rateizzare le proprie cartelle esattoriali, il doppio della media del primo semestre 2014. Tutto mentre la Cgia di Mestre rivela che quest'anno la pressione fiscale toccherà il livello record del 44 per cento, già raggiunto nel 2012. Così tartassati, sembra scontato che l'unica via d'uscita sia «spalmare» il debito. E infatti, con quanti a luglio hanno scelto di saldare il conto con il fisco con «piccole, comode rate», per dirla con la formula edulcorata delle finanziarie, il totale di rateizzazioni avviate con Equitalia tocca quota 2,4 milioni, per un valore di oltre 26 miliardi di euro.

Quasi la metà delle richieste (e più di metà del debito) proviene da quattro regioni: Lombardia, Lazio, Campania e Toscana; più di tre quarti delle rateizzazioni (il 76,9 per cento) sono di persone fisiche. Ci sono quasi due milioni di italiani condannati a ripetere ogni mese, anche per sei o dieci anni, il rito mensile del minisalasso (la rata minima è di cento euro) per scongiurare fermi amministrativi, pignoramenti, ipoteche. Una sorta di Daspo fiscale, l'obbligo di bollettino, che - bontà loro - almeno toglie al rateizzato - finché è in regola coi versamenti - il marchio dell'inadempienza.

Eppure meno del 35 per cento di quei 26,6 miliardi (circa 9 miliardi) grava su privati cittadini, mentre il grosso del conto lo paga la minoranza dei rateizzati, ossia il 23,1 per cento di società e partite Iva che non riescono a pagare in unica soluzione: 554.400 imprese che devono al fisco in media 31mila euro l'una, per un totale di 17,5 miliardi. Una cifra pari a quasi il dieci per cento dei 110,4 miliardi di euro in tasse che, complessivamente, le imprese italiane versano ogni anno al fisco. Un record per l'Ue - sottolinea ancora l'ufficio studi della Cgia - battuto in termini assoluti solo dalle aziende tedesche. Ma la Germania ha 20 milioni di abitanti più dell'Italia.

Tanto basta perché Unimpresa definisca i dati di Equitalia «la fotografia di un Paese stremato», e Confcommercio li ritenga «da allarme rosso», una prova «inequivocabile» che «questo livello di pressione fiscale da record mondiale è incompatibile con qualsiasi concreta prospettiva di ripresa economica». E se l'associazione dei commercianti osserva che la rateizzazione è per molte aziende «l'ultimo estremo tentativo di rimanere aperte», Unimpresa ricorda che le rate rimandano soltanto «i versamenti di imposte, denaro che lo Stato, prima o poi, pretende con tanto di interessi».

Se le imprese piangono, le famiglie come detto non ridono. I quasi due milioni di contribuenti messi in crisi dalle cartelle esattoriali, stando ai dati di Equitalia, hanno in media un debito pro capite inferiore ai 5mila euro (soglia sotto il quale resta il 70 per cento delle richieste). Una somma relativamente bassa, ma in tempi di ristrettezze sufficiente a costringere al pagamento dilazionato. Che, anche per le tasse, è destinato a prendere piede. Dal 2015 Equitalia spedirà le temute cartelle con i piani di rateizzazione del debito già precompilati. Ma occhio: se «saltano» otto rate, anche non consecutive, si perde il «privilegio». Ai furbi toccherà pagare tutto insieme.

Ai disperati, anche.

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