Politica

Italicum, slitta il vertice Renzi-Berlusconi ma la riforma sarà sprint

Il premier vuol definire le modifiche prima di Ferragosto. Ncd guida la rivolta dei piccoli partiti. Il ministro Boschi: "Le soglie cambieranno"

Italicum, slitta il vertice  Renzi-Berlusconi ma la riforma sarà sprint

Tutti nel Palazzo aspettano col fiato sospeso l'incontro dei sottoscrittori del Patto del Nazareno (nel frattempo trasferitosi a Palazzo Chigi), ma a ieri sera la data non era ancora chiara. «Non lo abbiamo ancora in agenda, ma sarà in settimana», spiegavano nell' entourage del premier. Quanto al Cavaliere, si sa che oggi dovrebbe essere a Roma ma pure sulla sua agenda restava un punto interrogativo.

Di certo, Renzi vorrebbe definire le eventuali limature all'Italicum prima della pausa di Ferragosto, quindi in settimana, per poter partire con l'esame della legge a settembre nella commissione di Palazzo Madama. C'è chi dice che si voglia prima chiudere la partita della riforma del Senato, che nel frattempo marcia in aula a ritmi da Tour de France, con grande soddisfazione del premier che ieri ha incassato il via libera ad articoli importanti come quello sui senatori di nomina quirinalizia e sull'abolizione dell'indennità. Sta di fatto che gli altri partiti attendono impazienti di capire di che morte moriranno tra soglie, sbarramenti e preferenze. Di certo al momento c'è solo che il quorum per il ballottaggio salirà, dal 37% al 40%. Sul resto, secondo i ben informati, Matteo Renzi vorrebbe toccare il meno possibile, anche se circolano insistentemente voci su un avvicinamento degli sbarramenti per i partiti coalizzati e non, fissate ora alle impervie quote di 4,5% e 8%. «Le soglie di ingresso cambieranno», ha assicurato la ministra Maria Elena Boschi ai suoi interlocutori di Sel. Ai quali è rimasto un dubbio: «cambieranno», infatti, non equivale necessariamente a «si abbasseranno», come vorrebbero i piccoli partiti, dai vendoliani a Ncd. Che dal canto suo organizza la resistenza, per far capire a Renzi che non può stringere accordi con Berlusconi sulla loro pelle. Per questo si sta convocando per oggi un'assemblea di «cento parlamentari di maggioranza» (Ncd, pezzi di Scelta civica, Pi), per avviare la costituzione di gruppi comuni e fare massa su una proposta alternativa di modifiche all'Italicum: soglia più alta per il premio, più bassa per i partiti, preferenze: «La storia dei capilista bloccati è una burla», dice Gaetano Quagliariello.

La speranza, in quel fronte, è che anche in casa Pd si riapra la resistenza anti-Italicum, per rimettere in discussione la blindatura del patto del Nazareno e dei suoi numeri parlamentari e per rallentare il più possibile la consegna, nelle mani di Renzi, dell'arma fine-di-mondo delle elezioni anticipate. «Vedrete che i bersaniani rialzeranno la testa», promettono dalle parti di Alfano. «Se i senatori non sono eletti dal popolo, non è possibile che alla Camera restino le liste bloccate – ha detto giorni fa Pier Luigi Bersani – preferirei i collegi uninominali, ma se non è possibile trovare un consenso su di essi, non c'è alternativa alle preferenze». La mossa di Renzi, che nell'ultima direzione ha chiesto un mandato a trattare con Berlusconi sulle preferenze, e ha lasciato trapelare un possibile accordo su capilista bloccati e preferenze per gli altri, ha però tacitato per ora la fronda, privata di un argomento polemico. Mentre ha fatto insorgere gli anti-preferenze: Roberto Giachetti invita Renzi a rilanciare piuttosto i collegi uninominali, e attacca chi nel Pd usa strumentalmente le preferenze per bloccare l'Italicum: «La corrente dei “ripensisti”: quelli che, come Bersani, dicevano peste e corna delle preferenze e ora tutt'a un tratto ne diventano alfieri».

Intanto nel Pd, per ora compattato, cresce la tensione sotterranea sulle candidature alle regionali d'autunno (Emilia e Calabria) e di primavera. «Io, che ero contro le primarie, le facevo sempre. Mi pare che Renzi invece non le voglia fare piú», ha punzecchiato Bersani. Dal Nazareno infatti sarebbe in atto un tentativo di arrivare ovunque a candidati unici, anche per evitare match fratricidi inter-renziani.

E così si torna a parlare di Delrio (o in alternativa Bonaccini) per chiudere lo scontro in Emilia, in Toscana c'è l'accordo per ricandidare Rossi, per Veneto e Campania si parla di Alessandra Moretti e Pina Picierno.

Commenti